
17/03/11
Panorama
Emma Bonino è stata invitata a New York, in occasione della grande conferenza internazionale «Women in the world 2011 », a parlare di noi donne italiane. Una cosa importante, con Michelle Obama, Hillary Clinton, e Tina Brown a fare da organizzatrice autorevole e spiritosa. Emma Bonino è l'unica italiana inserita tra le 150 donne che, secondo una classifica di Newsweek, scuotono il mondo. Ed è nostra, è il nostro vicepresidente del Senato, la tipa ruvida e schiva che conosciamo: una di cui ci si fida perché è appassionata, competente, alla politica e alle battaglie ha dato la vita. Pensavo che ci avrebbe reso giustizia e si sarebbe sottratta al coro conformista di chi vive su Marte e di chi ci mette accanto alle donne iraniane. Pensavo avrebbe sgretolato gli stereotipi, spiegato che un conto sono gli sculettamenti televisivi e un altro è la realtà e che, se la vogliamo mettere sul potere, in Italia a capo della Confindustria c'è una donna, a capo del più importante sindacato italiano anche. E poi i confronti: in media nell'Unione Europea le donne sono pagate il 17 per cento in meno degli uomini e in Italia «solo» il 5 per cento (dati di Bruxelles), il 12 per cento degli amministratori delegati è femmina, il 22 per cento dei senior manager anche, c'è il via libera alle quote rosa, cinque mesi di maternità (a New York è un po' diverso) e, lottando per migliorare, non ce la passiamo malaccio e continuiamo, con fatica, a fare figli. Nessun uomo osa comandarci: se, come dice Tina Brown, il 90 per cento dei maschi italiani non ha mai usato la lavatrice, forse allora il 90 per cento degli uomini italiani si porta il proprio fagotto di vestiti sporchi in lavanderia. Ma Emma Bonino ha esordito a New York dicendo che le donne, dopo il momento magico degli anni Settanta, le conquiste dell'aborto e del divorzio, sono state «ricacciate in casa, private delle infrastrutture sociali più elementari». Quindi ora vado a spolverare la caverna.
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