
All’ospedale Sant’Anna di Torino, la Ru486 non si è ancora vista. Eppure fu proprio quell’ospedale il primo a condurre la sperimentazione sulla pillola abortiva in Italia. «Ho ordinato 50 scatole, il fabbisogno di due mesi circa, ma dal Sant’Anna la richiesta non è ancora partita», denuncia il ginecologo radicale Silvio Viale, che, cinque anni fa, proprio in quell’ospedale, avviò la sperimentazione della pillola abortiva in Italia. «L’ordine per i primi quantitativi di pillole è stato bloccato dal direttore generale, e quindi non è neanche stato recapitato alla ditta produttrice», spiega.
Tutto fermo, quindi. Al Sant’Anna di Torino, come negli altri ospedali piemontesi. «E’ una situazione paradossale, il farmaco è autorizzato ma non possiamo utilizzarlo, spero la situazione si sblocchi quanto prima», attacca Viale. Aspettano tutti - spiega - che si insedi il nuovo presidente della Regione Piemonte, il leghista Roberto Cota. Il nostro direttore generale - racconta ancora Viale - ha bloccato l’ordine perché «chiede un progetto»: «Ma sono anni che lavoriamo con questo farmaco e da tre mesi aspettiamo la consegna. Francamente mi sembra un pretesto». Una decisione che «evidentemente» attacca il medico torinese «si sovrappone con l’invito di Cota»: «Spero sia solo un riflesso delle polemiche e non una questione di condizionamento politico».
Anche l’altro alfiere della Lega, Luca Zaia, da neoeletto governatore aveva detto: «Mai la pillola abortiva negli ospedali del Veneto». Salvo poi, bacchettato dallo stesso Bossi, fare marcia indietro. Risultato: per ora, in Veneto la pillola non c’è. Nessuna richiesta finora, si attendono le linee guida da parte della Regione, spiega con una certa diplomazia la professoressa Daria Minucci, direttrice della divisione ostetricia e ginecologia dell’Azienda Ospedaliera di Padova.
Almeno nella Lombardia del cattolicissimo Formigoni, qualcosa si muove. Ieri dalla Clinica Mangiagalli sono partiti i primi ordinativi. Sono state alcune donne che vorrebbero abortire per via farmaceutica a farne richiesta. Ed entro 48 ore il farmaco dovrebbe essere disponibile. Prima, mettono le mani avanti i responsabili della clinica, «non essendo arrivata alcuna richiesta di utilizzo, la pillola non era ancora stata ordinata». Tutto fermo invece all’ospedale San Carlo Borromeo, che spiega di non aver ancora ordinato alcunché non avendo ricevuto alcuna richiesta di utilizzo.
Già per oggi è previsto l’arrivo delle prime confezioni "nostrane" in Toscana. «Ma per noi non è una novità», spiegano dall’assessorato alla Salute. In Toscana, infatti, il farmaco abortivo è già in uso da anni. «Anziché arrivare dalla Francia, questa volta le pillole arriveranno dall’Italia, evitando molti passaggi burocratici». Un passaggio affrontato senza enfasi. «In Toscana la Ru486 si usa già dal 2005, nel pieno rispetto delle regole e della legge 194 e gli aborti anziché aumentare sono diminuiti».
I dati forniti dall’assessorato toscano parlano di 224 casi di aborto farmaceutico nel 2007, 141 nel 2008 e 59 nel 2009. Mentre gli aborti complessivamente sono diminuiti di circa 1.300 casi in 4 anni.
Anche in Liguria nel giro di 24 ore la RU486 dovrebbe essere a disposizione anche degli ospedali. Oggi, presso l’agenzia regionale sanitaria, si terrà una riunione con ginecologici e primari per definire le modalità di applicazione omogenee per la regione. Ma intanto la neo-Udc Paola Binetti torna alla carica e chiede al governo di avviare un «monitoraggio serio sulla applicazione della ru486», così da «evitare che ogni regione si regoli come crede, creando nuove forme di discriminazione e di spaccature nel paese».
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