
Alla fine degli anni venti, Gaetano Salvemini ebbe il coraggio di scrivere: «Rivendicare la propria libertà è facile. Rispettare la libertà altrui, questo è difficile. Eppure questa è la libertà». Ma la libertà si fonda innanzitutto sul sapere, sulla conoscenza, sull'informazione. Ho voluto riportare la frase di Salvemini perché si inserisce bene nella discussione di questi anni e sulla possibile via di uscita, da me lanciata da queste colonne, attraverso una «costituente liberale e democratica». Credo che il dibattito sulle idee liberali, socialiste e democratiche che si è aperto sul quotidiano Europa a seguito della mia proposta lib-dem si stia facendo interessante. Mi riferisco ad importanti articoli di Funiciello, di Nerozzi, di brio e di Quadrana, ma non soltanto. Mi riferisco a quanto va scrivendo quotidianamente, con lucidità e puntualità, Federico Orlando. Oltre, ovviamente, alle tante riflessioni che sul tema emergono su questo prezioso giornale "democratico". Di nome e di fatto.
Si tratta di interventi che si aprono al ragionamento e al contraddittorio così da dimostrare quanto il "metodo liberale e democratico" travalichi le ideologie per promuovere la forza delle idee rispetto all'astrattezza del pragmatismo divenuto ideologia e, quindi, rimasto astratto. L'attuale maggioranza al governo ha delle gravi responsabilità. Ma anche il Pd sembra chiuso in un recinto delimitato dalla logica del potere piuttosto che dalla capacità di essere forza di governo. La prospettiva lib-dem è un'idea viva, concreta, non preconfezionata o cristallizzata. Anzi, la discussione intorno a questo tema dimostra che il pensiero liberale è sempre in movimento, si aggiorna e si amplia lungo il percorso di un cambiamento politico e istituzionale di cui il "metodo liberale" è portatore e di cui abbiamo estremo bisogno. Il pensiero liberale è una filosofia, non una ideologia. Anzi, è anti-ideologico.
A tal proposito, invito a rileggere un recente articolo di Arnaldo Sciarelli dal titolo "Il liberalismo e il socialismo non moriranno mai". Qui mi preme, perciò, ricordare il termine "liberale" nel significato anglosassone, cioè nel suo connotato "riformatore", contrapposto ai reazionari e ai conservatori di destra, di centro e di sinistra. Salvemini, non a caso, da liberale e socialista, al termine della seconda guerra mondiale, scrisse una frase che vale anche oggi: «Vi sono senza dubbio in Italia dei liberali secondo il significato della parola nella lingua inglese. Mi pare di vederne alcuni fra i libertari, i repubblicani, gli azionisti e quei socialisti-democratici che non vanno come cagnolini dietro a Togliatti. Se Piero Gobetti fosse ancora vivo, sarebbe uno di questi liberali... Anche Matteotti, Carlo e Nello Rosselli sarebbero liberali in questo senso». Capito? Quello lib-dem è un "altro" campo rispetto al predominio del potere dominante e fine a se stesso che, da sessant'anni, è rimasto immobile, trasversale agli schieramenti, distruggendo qualsiasi alternativa al monopolio del blocco partitocratico, vanificando qualsiasi alterità rispetto al "monopartitismo imperfetto" o come o si vuol chiamare. Con qualche eccezione, come quella rappresentata dai radicali di Marco Pannella. Liberale vuol dire "riformatore". Non a caso, Piero Gobetti parlava di "rivoluzione liberale", non di "restaurazione liberale", cioè - come affermava Salvemini rileggendo la storia del nostro paese - «in Italia le istituzioni libere non dovevano essere demandate a compromessi di retroscena fra i liberali alla Salandra o alla Giolitti e fascisti, popolari, socialisti e magari comunisti». È un insegnamento attuale, che arriva fino ai nostri giorni. Per questa ragione, l'idea di una "costituente liberale e democratica" nasce dall'esigenza di costruire un terreno "altro", il terreno del dialogo e del contraddittorio basato sul "metodo liberale", sulla circolazione delle idee, sulla discussione ampia, aperta, diffusa. C'è da comporre il luogo in cui ripensare la Politica, con la P maiuscola.
Il campo lib-dem è il luogo da cui partire per la costruzione delle possibilità dell'individuo, cioè degli accessi alla conoscenza, della costruzione delle porte che ci vengono sottratte, negate, impedite. È come se, in questo momento storico, vivessimo in un limbo senza porte dove i condizionamenti e le costrizioni liberticide non lasciano vie d'uscita. Anche se abbiamo tutte le chiavi in mano, gli strumenti per farci valere, i mezzi per dimostrare che un "altro" mondo è possibile, non ci sono le porte. Sembriamo liberi di muoverci in tutte le direzioni, ma è soltanto un acquario delimitato dal muro partitocratico del potere corporativo, localistico, anti-europeo. Il terreno libdem, invece, è il luogo della discussione, del federalismo europeo, dell'alterità rispetto alla decadenza trasversale e dominante del potere fine a se stesso. È soprattutto il luogo dove poter esercitare una mentalità di gruppo, di squadra, di intelligenza collettiva contro le oligarchie e i monopoli, in cui l'individuo possa esprimersi e realizzarsi. Proprio sulla questione della conoscenza e sulla mancanza di informazione, infatti, i radicali di Marco Pannella e di Emma Bonino continuano a battersi per conquistare spazi di democrazia e di libertà per gli altri, per i cittadini, per le persone comuni. Spazi finora negati da un regime telecratico, illiberale e antidemocratico. E il Pd cosa fa?
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