
14/10/10
Il Riformista
Germania, Francia, Regno Unito. Fino a qualche mese la erano questi i riferimenti irrinunciabili nel dibattito sulla legge elettorale. Se il "partito dell'uninominale" si era diviso fra turno unico inglese e doppio turno francese, gli alfieri del proporzionale si richiamavano al cancellierato tedesco. Ora la battaglia sembra appannaggio di due inediti schieramenti: quello “australiano" e quello "ungherese”. Sarebbero questi i meccanismi privilegiati dai fautori del collegio uninominale e dai sostenitori del proporzionale. Scelte che appaiono legate e funzionali a due prospettive antitetiche. che attraversano partiti e coalizioni.
Il modello ungherese prevede metà dei parlamentari eletti nei collegi uninominali cori ballottaggio tra i primi tre se nessuno raggiunge la maggioranza assoluta al primo turno. e l'altra metà scelta fra liste bloccate di partito in proporzione ai voti ottenuti da ogni forza, con sbarramento al 5 per cento. Un meccanismo misto, in grado di rispecchiare nelle istituzioni un'articolazione plurale della realtà partitica. oltre che un forte ruolo dei vertici politici nelle candidature e nei governi. inevitabilmente di coalizione. E questo l'orizzonte nel quale ci muove la leadership del Pd, e che potrebbe favorire la strategia bersaniana di ampie alleanze antiberlusconiane che garantiscano la sopravvivenza delle singole identità.
Una politica in perfetta sintonia con quella dei i centristi e della sinistra radicale e comunista, che con la proporzionale hanno la possibilità di riconquistare presenza istituzionale e protagonismo politico. Appare quindi cruciale la posizione dei "futuristi”. Fini si è detto disponibile a discutere qualunque modello alternativo al "Calderolum” ed esponenti del suo movimento hanno mostrato un'apertura anche al proporzionale.
Altri finiani, assieme ai Radicali e ai liberali e riformisti del Pd propongono invece il modello australiano, per cui ogni parlamentare, viene eletto nei collegi uninominali in competizione con altri candidati. Gli elettori, oltre alla loro 'prima scelta'. indicano anche una "seconda scelta" tra i candidati in corsa. Se nessuno ottiene la maggioranza assoluta. si elimina la persona con la minore quantità di "primi voti" e si distribuiscono i suoi "secondi voti" fra i concorrenti rimasti in gara, finché nessuno raggiunge il 50 per cento più uno dei consensi. Un ballottaggio preventivo che eleva la legittimazione dell'eletto evitando le manovre poco trasparenti fra i due turni e il costo politico dell'astensionismo tipico del ballottaggio. Un meccanismo che incentiva un bipolarismo effettivo. collegio per collegio. accrescendo un rapporto di fiducia e responsabilità fra elettori ed eletto. E che favorisce una competizione politica pienamente bipolare. se non bipartitica. Obiettivo che sembra coincidere con quello rivendicato da Walter Veltroni e che potrebbe accendere un ampio dibattito nel Pd se i 70 parlamentari vicini all'ex segretario dovesse fare proprio il modello australiano.
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