
Era partita bipartisan e in giacca rossa. I suoi manifesti erano apparsi sui muri di Roma senza simbolo (né di partito né di coalizione), interpretando una grande aura di simpatia mediatica conquistata esibendo buon senso nei talk show. L`ultimo tassello della campagna "diversa" di Renata Polverini, candidata di destra con simpatie a sinistra, era stato l`arruolamento di uno spin doctor cresciuto a sinistra, come Claudio Velardi. Il Giornale di Vittorio Feltri aveva salutato il suo esordio sparandole addosso un giorno sì e un altro pure al grido: "E` una Epifani in gonnella". E la sua probabile avversaria, Emma Bonino, aveva iniziato a farle (ricambiata) complimenti pubblici. L`Unità aveva pubblicato la lettera di un lettore (evidentemente non isolato) che aveva scritto al quotidiano del Pd: "Potrei votarla". Persino un attore storicamente schierato con la sinistra radicale, Claudio Amendola, si era sbilanciato: "Quasi quasi la voto". Adesso è in dubbio: "Dopo la candidatura della Bonino sono in difficoltà".
Nuovi ingredienti. Insomma, il consenso è come una grande marea che si allunga sulla sabbia, e poi si ritrae. Anche perché, in queste ore, la Polverini ha iniziato a modificare qualcuno degli ingredienti della sua ricetta di partenza. Mentre la sua coalizione prende corpo, infatti, alla giacca rossa si stanno affiancando anche alcune camicie nere. Ad esempio quella di Adriano Tilgher, storico dirigente di Avanguardia Nazionale, anima gemella di Stefano Delle Chiaie (detto "er caccola" o "primula nera").
Tilghere il nazismo. Di Tilgher si conosce non solo il lungo viaggio nella destra radicale, dal 1968 ai giorni nostri, fino alla fondazione del Fronte Nazionale (un movimento che non a caso prendeva il nome da quello di Jean Marie Le Pen) e alla recentissima candidatura nella lista (apparentata) della destra di Storace. Al contrario di Storace, che ha un classico profilo post-missino, Tilgher non nasconde le sue storiche simpatie neonaziste, e nemmeno le sue idee (para-revisioniste) sull`Olocausto. A Goffredo Buiccini, del Corriere della Sera, ha detto: "Se lei studia il nazismo scopre riforme sociali che ancora oggi la Germania utilizza. Solo che la storiografia ufficiale non può essere discussa, è reato".
II trifoglio. Un altro movimento della destra radicale romana che sicuramente sarà nella coalizione della Polverini - o nella lista del presidente, o con il suo simbolo sarà il Trifoglio, di Alfredo Iorio. E` un movimento che nasce nella Capitale, nel quartiere Prati di Roma, intorno alla storica sezione di via Ottaviano. Molto attivo, capace di ritagliarsi visibilità mediatica con campagne choc, a partire dalla serie di manifesti che rivisitavano i dieci comandamenti in chiave contemporanea e provocatoria, per finire con quel "Uomo-fobia" che (con questo titolo) accostava il tema della differenza sessuale alla foto dei gorilla del pianeta delle scimmie. Il Trifoglio è un movimento locale, ma dotato della forza per eleggere un consigliere: "Dobbiamo ancora decidere spiega Iorio - se correremo nella lista o da soli. Di sicuro a sostegno di Renata: una tosta e anticonformista". Insomma, agli elettori di sinistra tentati dal "quasi-quasi Polverini", la Bonino ricorderà di certo questi camerati.
Quante tessere figliola? E forse, più di tutti, batterà sulle due notizie su cui in questi giorni sta martellando Roberto D`Agostino con il suo sito, Dagospia. La prima è la campagna di Europa, quotidiano della Margherita sulle tessere "gonfiate" dall`Ugl, il sindacato di destra, nel periodo della segreteria Polverini. Secondo i dati raccolti da Gianni Del Vecchio, infatti, i due milioni di iscritti dichiarati dalla segretaria uscente sarebbe addirittura maggiorati del 90%. L`inchiesta parte da uno studio della Cgil sui rilevamenti delle quote trattenute sulle buste paga. Incredibilmente elusiva la risposta della stessa Polverini: "Non intendo rispondere a queste domande nell`interesse dei lavoratori italiani, dovrei dire cose che non posso rivelare".
Il caso Fazzone. Infine - secondo chiodo di D`Agostino - la Polverini avrebbe designato nel ruolo di assessore alla sanità Claudio Fazzone, il polista più votato nel Lazio, ma anche il difensore strenuo della giunta di Fondi, sciolta da Maroni per infiltrazioni mafiose. Realpolitik? Legami politici antichi? Necessità di salvaguardare equilibri di coalizione, dopo una candidatura che molti azzurri rivendicavano?
Le risposte di Velardi. Se provi a sentire Velardi, lo spin doctor polveriniano distingue, e getta acqua sul fuoco. "Di cosa parliamo? Degli apparentamenti con la destra radicale? Si - spiega Velardi - ci sono: sono obbligati, imposti da una legge elettorale a turno unico". Poi, dopo un sospiro Velardi aggiunge: "Del resto anche a sinistra ci sono, di segno uguale e contrario". Diversa, invece, la risposta su Fazzone: "Non mi risulta che sia stato designato ad alcunchè. La squadra verrà presentata molto più in là".
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