
15/04/10
Secolo d'Italia
Per la politica provano soprattutto «disgusto», «rabbia» e «noia». Uno su tre non riesce a ricordare un solo politico italiano con ammirazione, solo due su dieci hanno fiducia nei partiti, due su tre non nutrono alcuna fiducia nella politica. Un quadro allarmante dal sondaggio Ispo commissionato dal ministero della Gioventù e presentato ieri a Montecitorio. Fino alla fine degli anni Settanta immaginare le nuove generazioni in fuga dalla politica sarebbe stato impensabile. Oggi la fuga è diventato un vero e proprio esodo. La ricerca effettuata tra il 31 marzo e il 1 aprile è stata presentata in occasione del convegno su "eleggibilità e partecipazione" nella storia della Costituzione italiana. Appena il 9% del campione testato dall’istituto di Renato Mannheimer ha detto di avere «moltissima fiducia» e il 25% «molta fiducia» (per un totale del 34% di fiduciosi) nella politica. Dal resto degli interpellati è arrivata una bocciatura senza appello: ben il 32% dichiara «pochissima fiducia» e il 34% «poca», per un totale del 66% di under 34 sfiduciati.
L’istituzione politica per la quale i giovani hanno più fiducia è il presidente della Repubblica (84%),
percentuale che si dimezza se riferita al capo del governo (42%) e al parlamento (40%) e si polverizza se riferita ai partiti politici (18%). Il sondaggio è stato realizzato tramite interviste telefoniche su un campione di 800 individui rappresentativo su scala nazionale.
Rispetto alla politica prevalgono atteggiamenti negativi: rabbia e diffidenza sono i sentimenti più frequenti e che uniti a disgusto e noia formano un 58% di atteggiamento negativo, contro un 29% positivo (tra interesse, impegno, passione ed entusiasmo) e un 12% di indifferenza.
Alla domanda "Ripensando alla storia politica del nostro Paese, qual è il personaggio politico che lei ricorda con più ammirazione?" i giovani citano spontaneamente al primo posto Pertini (16%), seguito da Berlinguer (5%), De Gasperi (4%) e Mussolini (3%), seguiti da Garibaldi (2), Almirante, Craxi, Cavour e Andreotti (1%). Alla voce: "Altro personaggio politico della scena attuale" spiccano invece Berlusconi (7%) e Prodi (2). Ma il dato che colpisce negativamente è quel 30% di giovani che non riesce a menzionare un solo personaggio politico con ammirazione.
È tutto sommato prevedibile che i giovani siano più attratti dai partiti più radicali, siano essi di destra o di sinistra: rispetto alla media della popolazione, gli under 34 sono un po’ più propensi a votare Lega Nord, sinistra radicale e lista Bonino-Pannella. Poco più di un terzo dei giovani si definisce didestra/centrodestra (35%) e un altro terzo (32%) di sinistra/centrosinistra; quasi un quarto, però, è apolitico.
La maggioranza assoluta (70%) sa che occorre avere 18 anni per eleggere i deputati, ma solo il 49% sa che occorre avere 25 anni per eleggere i senatori. Piuttosto bassa la percentuale di chi conosce l’età minima necessaria per essere eletti. In sintesi, il 56% degli intervistati sotto i 34 anni risulta informato sull’età necessaria per l’elettorato attivo e passivo, il 44% non è informato. Comunque la maggioranza assoluta dei giovani (60%) consentirebbe anche ai 18enni di eleggere i membri del Senato.
A questo proposito nel corso del convegno, con il capo dello Stato Giorgio Napolitano, il presidente del Senato Renato Schifani e il presidente della Camera Gianfranco Fini Giorgia Meloni, promotrice dell’iniziativa, lancia la sua provocazione: «Se posso fare una provocazione - osserva il ministro della Gioventù - ritenere uno come Goffredo Mameli, morto per l’Italia a 22 anni, incapace di rappresentare il popolo italiano in Parlamento, mi sembra qualcosa di ingiusto e di lesivo per l’interesse nazionale».
La Meloni insiste quindi sull’idea di portare a 18 anni l’elettorato attivo e passivo. Un tema che fa parte del più corposo capitolo delle riforme e che non è contemplato nella bozza Calderoli, dove è previsto l’elettorato attivo a 18 anni e passivo a 23. «La bozza è un punto di partenza non di arrivo», osserva il ministro, che aggiunge come lo stesso presidente Berlusconi si sia più volte detto favorevole all’equiparazione. «Inoltre il convegno dimostra che si tratta di una proposta condivisa e non di parte. Personalmente resto convinta del principio per cui se si è in grado di votare si è anche in grado di essere votati». Anche il capogruppo dei senatori del Pd Anna Finocchiaro, intervenendo al convegno, ha dato disponibilità a nome del suo gruppo a stralciare dal capitolo riforme il tema della equiparazione dell’elettorato attivo e passivo per affrontarlo in tempi celeri. Stessa apertura da parte del vicecapogruppo Pdl alla Camera Italo Bocchino, che ha osservato: «Non sappiamo se le riforme si faranno, se saranno condivise o meno. Quindi stralciamo la parte che riguarda l’eleggibilità attiva e passiva dei giovani e affrontiamola in tempi rapidi».
L’istituzione politica per la quale i giovani hanno più fiducia è il presidente della Repubblica (84%),
percentuale che si dimezza se riferita al capo del governo (42%) e al parlamento (40%) e si polverizza se riferita ai partiti politici (18%). Il sondaggio è stato realizzato tramite interviste telefoniche su un campione di 800 individui rappresentativo su scala nazionale.
Rispetto alla politica prevalgono atteggiamenti negativi: rabbia e diffidenza sono i sentimenti più frequenti e che uniti a disgusto e noia formano un 58% di atteggiamento negativo, contro un 29% positivo (tra interesse, impegno, passione ed entusiasmo) e un 12% di indifferenza.
Alla domanda "Ripensando alla storia politica del nostro Paese, qual è il personaggio politico che lei ricorda con più ammirazione?" i giovani citano spontaneamente al primo posto Pertini (16%), seguito da Berlinguer (5%), De Gasperi (4%) e Mussolini (3%), seguiti da Garibaldi (2), Almirante, Craxi, Cavour e Andreotti (1%). Alla voce: "Altro personaggio politico della scena attuale" spiccano invece Berlusconi (7%) e Prodi (2). Ma il dato che colpisce negativamente è quel 30% di giovani che non riesce a menzionare un solo personaggio politico con ammirazione.
È tutto sommato prevedibile che i giovani siano più attratti dai partiti più radicali, siano essi di destra o di sinistra: rispetto alla media della popolazione, gli under 34 sono un po’ più propensi a votare Lega Nord, sinistra radicale e lista Bonino-Pannella. Poco più di un terzo dei giovani si definisce didestra/centrodestra (35%) e un altro terzo (32%) di sinistra/centrosinistra; quasi un quarto, però, è apolitico.
La maggioranza assoluta (70%) sa che occorre avere 18 anni per eleggere i deputati, ma solo il 49% sa che occorre avere 25 anni per eleggere i senatori. Piuttosto bassa la percentuale di chi conosce l’età minima necessaria per essere eletti. In sintesi, il 56% degli intervistati sotto i 34 anni risulta informato sull’età necessaria per l’elettorato attivo e passivo, il 44% non è informato. Comunque la maggioranza assoluta dei giovani (60%) consentirebbe anche ai 18enni di eleggere i membri del Senato.
A questo proposito nel corso del convegno, con il capo dello Stato Giorgio Napolitano, il presidente del Senato Renato Schifani e il presidente della Camera Gianfranco Fini Giorgia Meloni, promotrice dell’iniziativa, lancia la sua provocazione: «Se posso fare una provocazione - osserva il ministro della Gioventù - ritenere uno come Goffredo Mameli, morto per l’Italia a 22 anni, incapace di rappresentare il popolo italiano in Parlamento, mi sembra qualcosa di ingiusto e di lesivo per l’interesse nazionale».
La Meloni insiste quindi sull’idea di portare a 18 anni l’elettorato attivo e passivo. Un tema che fa parte del più corposo capitolo delle riforme e che non è contemplato nella bozza Calderoli, dove è previsto l’elettorato attivo a 18 anni e passivo a 23. «La bozza è un punto di partenza non di arrivo», osserva il ministro, che aggiunge come lo stesso presidente Berlusconi si sia più volte detto favorevole all’equiparazione. «Inoltre il convegno dimostra che si tratta di una proposta condivisa e non di parte. Personalmente resto convinta del principio per cui se si è in grado di votare si è anche in grado di essere votati». Anche il capogruppo dei senatori del Pd Anna Finocchiaro, intervenendo al convegno, ha dato disponibilità a nome del suo gruppo a stralciare dal capitolo riforme il tema della equiparazione dell’elettorato attivo e passivo per affrontarlo in tempi celeri. Stessa apertura da parte del vicecapogruppo Pdl alla Camera Italo Bocchino, che ha osservato: «Non sappiamo se le riforme si faranno, se saranno condivise o meno. Quindi stralciamo la parte che riguarda l’eleggibilità attiva e passiva dei giovani e affrontiamola in tempi rapidi».
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