
Condannato Rabellino: irregolari le firme per le liste elettorali. L’uomo di Sambuco, Renzo Rabellino, è consigliere provinciale ed ex vicesindaco di Sambuco. Lui e alcuni colleghi di lista, consiglieri di circoscrizione a Torino, chiedevano rimborsi per ogni seduta
Non ce l’ha fatta il «costruttore di liste elettorali civetta» a superare indenne lo scoglio della giustizia. Renzo Rabellino, consigliere provinciale della Lega Padana Piemont, accusato di aver raccolto irregolarmente le firme a sostegno delle sei liste presentate alle elezioni regionali del 2010, è stato condannato ieri dal tribunale di Torino a due anni e dieci mesi di carcere. In automatico gli è stata inflitta la pena accessoria della sospensione dei diritti elettorali e l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni.
«Faremo appello e andremo fino in Cassazione» annuncia il legale di Rabellino, Maria Clotilde Ingrassia che, nonostante le accuse, è riuscita a portare a casa un «premio» di consolazione. Il pm, Patrizia Caputo, dopo aver sentito una trentina di testi, tra cui Luciana Litizzetto chiamata come gli altri a riconoscere l’autenticità della firma, aveva chiesto una condanna a quattro anni, ben più severa di quella inflitta ieri dal giudice Giuseppe Casalbore. «Tutti i testi - dice l’avvocato Ingrassia - hanno riconosciuto l’autenticità delle proprie firme. Nessuna è falsa. Semmai si può discutere sulle procedure di certificazione, ma qui entrano in gioco i meccanismi di raccolta fissati dalla legge elettorale, più volte criticata».
Firme in libertà, dunque. Luciana Littizzetto aveva sì firmato il modulo di suo pugno, ma era convinta di sostenere una petizione contro la costruzione di un parcheggio. Non solo. Renzo Rabellino, all’epoca dei fatti consigliere provinciale e quindi pubblico ufficiale, per la legge avrebbe dovuto certificare personalmente la regolarità della raccolta, con la sua presenza. Stando al capo d’imputazione le avrebbe «attestate falsamente». Di fatto, non avrebbe presidiato costantemente i banchetti. Ma «scagli la prima firma il politico senza peccato». Aggiunge l’avvocato del consigliere provinciale: «Tra 90 giorni leggeremo le motivazioni della sentenza».
Il caso di Renzo Rabellino, che è anche segretario nazionale del Movimento No Euro ed ex vicesindaco di Sambuco (il paese del Cuneese dove ha preso la residenza con un gruppo di colleghi di partito consiglieri di circoscrizione a Torino, tra cui il figlio, tutti pronti a chiedere rimborsi chilometrici), rischia di aprire una ferita politica mai rimarginata, dopo la vicenda Giovine. «La condanna di Michele Giovine - affermano i radicali Giulio Manfredi, Igor Boni e Salvatore Grizzanti - in primo e secondo grado e l’evidenza dei fatti sono più che sufficienti per dire che la legge elettorale è stata violata e il risultato delle elezioni falsato. Ora si aggiunge anche la condanna di Renzo Rabellino (6 liste in suo appoggio erano irregolari) che, giova ricordarlo, ottenne 37.000 voti. E giova ricordare anche che il distacco Cota-Bresso fu solo di 9.000 voti ».
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