
Martedì mattina, conferenza alla Knesset sulla lotta al terrorismo nel mondo. L'invito del ministero degli Esteri è a tutti gli ambasciatori. Molti hanno mandato il console, però. Gli altri, neanche quello. Si parla d'Iran e di Gaza. Non una parola su Dubai e sull'assassinio del terrorista Mahmoud al-Mabhouh, sul giallo dei passaporti e sulle accuse al Mossad: «Dubai what?». Solo nel corridoio dei passi perduti, alla pausa caffè, un diplomatico europeo incrocia un collega italiano e si concede la battuta: «Ve l`hanno fatta anche a voi, eh?», sorride. Perché la notizia circola da ore, la stampa l'ha già in parte anticipata. E la polizia dell'emirato la conferma in un comunicato: sei delle persone che hanno ammazzato l'uomo di Hamas, il 19 gennaio in diciannove ore, sono partite dall'Italia (il 18) e in Italia sono rientrate (il 20). Andata e ritorno. Su Malpensa e su Fiumicino. Passaporti clonati, anche se non italiani. E poi puf, spariti nel nulla.
Il giallo del Golfo s'allarga sul mappamondo. I video dell'hotel, il commando in azione ripreso minuto per minuto, hanno portato altre novità. La squadra era composta da almeno 26 persone, venti uomini e sei donne, e gli investigatori aggiornano la lista dei passaporti usati per entrare e uscire, «veri ma falsi», regolarmente emessi e intestati a gente apparentemente ignara: ai dodici
inglesi, ai sei irlandesi, ai quattro francesi e al tedesco, ora s'aggiungono pure tre australiani. Uno si chiama Adam Korman. Esiste davvero. Vive in Israele, come altri sei turlupinati. E con questi sei, condivide l'ira e lo stupore d'essere finito in un enorme affaire di sangue&spie. «Non escludiamo altri coinvolgimenti», dice la polizia. In Irlanda, hanno scoperto che sul passaporto di Kevin Daveron, uno dei nomi usati dai killer, la casa di residenza indicata (peraltroabbandonata) appartiene al fratello d`un ex deputato. Un intricatissimo intrigo. Le tracce portano ovunque, non solo all'Italia, ma anche a Hong Kong e alle carte di credito della banca americana Meta, con cui sono stati pagati gli aerei e gli hotel dei killer. O al Cairo, dove vivevano fra mille privilegi i due agenti del'`Autorità palestinese arrestati per avere aiutato la squadra della morte.
Perfino all'Iran: due dei sicari sarebbero arrivati nell`emirato con una nave da Bandar Abbas, proprio dal porto dove Mabhouh era atteso per una compravendita di armi in favore di Hamas.
Mossad o non Mossad?
Israele resta l'unico sospettato. L'Europa rimane la principale indignata (quanto tacciono gli Usa...) e se ne riparlerà a metà marzo, quando Catherine Ashton, responsabile Ue per la politica estera, verrà a Gerusalemme per l'ennesima discussione «franca e seria». La baronessa troverà porte sbarrate. Irrideva lunedì il ministro israeliano Avigdor Lieberman: «Voi europei vedete troppi film di James Bond».
L'immagine degli 007 è compromessa, però. E a rimediare non basta Tzipi Livni, capa dell'opposizione, ex agente Mossad che partecipò alle spedizioni per eliminare i massacratori di Munich `72. Senza se e senza ma, è la prima ad appoggiare la giustizia-fai-da-te in giro per il mondo: «L'uccisione d'un terrorista, a Gaza o a Dubai, è sempre una buona notizia per chi combatte il terrorismo».
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