
11/10/10
la Repubblica
Lasciando i grandi vertici monetari di Washington, Mario Draghi, governatore della Banca d'Italia, decide di lanciare un paio di messaggi. Il primo attiene all'economia: «L'Italia cresce a rimorchio della Germania». Per uscire dalle secche «bisogna coniugare la crescita con l'austerità di bilancio. Berlino in questo è un grande esempio». Il secondo ha a che fare con il tema delicatissimo dei ritorno dei bankers e della speculazione, sollevato dal ministro Giulio Tremonti: «È un fenomeno molto limitato. Ci sono dei comportamenti di questo tipo ma non sono generalizzati».
«Limitato» anche il ritorno a livelli pre-crisi dei criticatissimi super bonus per i top manager: Draghi preferisce parlare di «remunerazioni dei banchieri», oggi «meglio allineate alla gestione del rischio». Sui cambi ripete che «vi sono dei disallineamenti», che «vanno risolti». E ad una domanda sui rischi del super euro risponde così: «La politica monetaria della Bce è orientata alla stabilità dei prezzi».
Come dire: il controllo dell'inflazione è la priorità. Il governatore tiene una breve conferenza stampa, prima di imbarcarsi sul volo di ritorno. Rilancia il "modello tedesco", che già in passato Tremonti aveva bollato come «un'idea da bambini», per ricordare che l'Italia ha avuto un secondo trimestre "molto buono" e un terzo "meno buono" mentre l'exploit germanico è frutto sì delle esportazioni, ma non solo: per la prima volta il suo rilancio si fonda anche su consumi e investimenti.
L'Italia cresce appunto a rimorchio. Ecco perché per l'economia nazionale l'obiettivo dovrebbe essere quello di coniugare crescita e rigore. Con una avvertenza: l'austerity del domani, così necessaria, è assai diversa da quella degli anni '70: «Va portata avanti guardando alla composizione di bilancio posta per posta, tagliando dove è necessario». In parte, questo rigore è già stato avviato «con alcune misure di riduzione del deficit». Sul livello Pil il ministro guarda alle prospettive: la ripresa proseguirà nella seconda parte dell'anno anche se «a velocità ridotta», con previsioni per i conti "abbastanza favorevoli", si legge in un discorso depositato all'Imfc, il braccio politico del Fmi. Tremonti auspica anche un coordinamento degli sforzi per rafforzare la crescita globale.
Sia il ministro che il governatore riconoscono che il dramma della disoccupazione frenala ripresa, già debole. «È un fattore di rischio che deprime i consumi», specifica Draghi. L'altro fattore di rischio è rappresentato dalla «fragilità del sistema finanziario». Il suo Financial Stability Board, l'organismo anticrisi voluto dai Grandi, sta predisponendo nuove regole e nuovi paletti proprio per rafforzare le banche: al prossimo G20, in Corea, è atteso il via libera dei capi di stato e di governo. Oggi riaprono i mercati ma sull'altalena delle monete il governatore rimane molto cauto. Dice solo che su questo versante c'è la volontà di muoversi lungo «un percorso multilaterale condiviso». Aggiunge che «le iniziative unilaterali sono scarsamente efficaci». Draghi assicura che una rincorsa al protezionismo oggi è da escludere: la lezione del 29 è stata imparata.
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