
Dopo la sentenza della Corte di Strasburgo è tornata a galla una polemica che investe tutto il nostro Paese, da nord a sud: il sovraffollamento delle carceri e soprattutto i trattamenti inumani nei confronti dei detenuti. Ma come siamo arrivati a questo, e perché? La situazione che caratterizza la carceri italiane è da diverso tempo una delle peggiori. Sembra scontato, ma la causa principale è il sovraffollamento che, portando le carceri a riempirsi oltre il possibile, crea una situazione ai limiti della legalità. Data la pericolosità raggiunta dal fenomeno, la Corte di Strasburgo si è pronunciata attraverso una sentenza punitiva che obbliga l’Italia al pagamento di 120milioni di euro e la rende "sorvegliata speciale".
Le motivazioni di tale emergenza sono da ricercarsi principalmente nei nuovi reati (o per meglio dire nelle nuove leggi che creano reato), come i crimini per droga e clandestinità. E' facile intuire che i clandestini, talvolta costretti a delinquere a causa della mancanza di lavoro, aggravano pesantemente la situazione del sovraffollamento carcerario, destabilizzando ulteriormente una situazione di per sé precaria. La risposta più ovvia all'emergenza carceri sarebbe quella di costruire nuovi Istituti penali per smistare i detenuti e migliorare le loro condizioni di vita, ma ovviamente non è così automatico: bisogna ricordare che il carcere è solo una metà della soluzione e resta incompleta se non è accompagnata da una buona rieducazione del detenuto. Scandalosamente non solo i soldi per la costruzione di nuove carceri sono pochissimi, ma mancano gli addetti al lavoro di recupero, il che rende molto difficile uscire da questo tunnel infinito di dolori e privazioni. Per fare un esempio, qualcosa di singolare avviene a Torino, dove si è arrivati ad avere una guardia carceraria ogni 150 detenuti; questo ha portato i dipendenti a ribellarsi e a chiedere le dimissioni del direttore del carcere.
Nel 2010 quasi tutte le grandi regioni italiane ospitavano più detenuti rispetto alla reale capacità delle strutture: in Sicilia 8.054 su 5.193, in Lombardia 9.093 su 5.667, nel Lazio 6.294 su 4.614. Inoltre, è interessante notare come la Sicilia, nonostante il numero dei suoi abitanti si aggiri intorno ai 5milioni, presenti il maggior numero di Istituti penitenziari; al contrario la Lombardia, con quasi il doppio della popolazione, è la regione che offre il minor numero di carceri. Purtroppo, in questo caso dobbiamo dare ragione agli stereotipi, perché i dati indicano che la concentrazione di criminalità in un territorio è più influente del numero di abitanti.
Solo in Lombardia, su circa 9mila detenuti quasi 4mila sono stranieri. Secondo uno studio di Marco Rizzonato, effettuato dal 1990 fino al 2010, il ruolo degli stranieri è determinante: “Quando si dice che il sovraffollamento delle carceri è dovuto agli stranieri – ha scritto, riscontriamo che il dato è vero, in quanto con la sola presenza degli italiani saremmo giusti come posti”. Molte testate giornalistiche hanno insistentemente denunciato la situazione in cui riversano le nostre carceri, ma una scelta in merito è necessaria da parte del Ministero della Giustizia, ad oggi incarnato nella persona di Annamaria Cancellieri, che ha dichiarato: “Per risolvere il problema non bastano nuove carceri, ma bisogna ripensare il sistema delle pene, valutando se ci sono spazi per quelle alternative”. L’8 gennaio scorso, la Corte di Strasburgo ha emesso la sentenza di condanna per trattamento inumano nei confronti di sette detenuti. A questa è seguito un ricorso presentato alla Presidenza del Consiglio. L’Unione Camere Penali ha commentato: “Una decisione che ci lascia stupefatti, dal momento che è lo stesso Stato - a partire dal Presidente della Repubblica, per passare dal Ministro della Giustizia e finire al capo dell'Amministrazione Penitenziaria - che nel corso di questi mesi ha più volte riconosciuto che quella sentenza non faceva altro che fotografare una realtà”. [3]
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