
Perché le donne manager sono solo il 15 per cento dei dirigenti in attività? E perché nelle amministrazioni sono ancora meno? Ma si potrebbe continuare all`infinito a porsi quesiti,
visto che ad esempio le donne medico negli ospedali sono in numero sempre più vicino a quello degli uomini, ma nei ruoli apicali difficilmente superano il 10 per cento.
Per una donna fare carriera è ancora un evento raro. «Certo che lo è, e i motivi sono diversi, il primo se vogliamo è che la donna non ha ancora imparato a fare squadra, a unirsi con le altre per scalare il potere - sottolinea Sandra Miotto, vice presidente nazionale di Aidda, associazione
imprenditrici e donne dirigenti d`azienda - Poi c`è una sorta di chiusura da parte del mondo
maschile. Eppure oggi le donne si preparano, fanno corsi, s`impegnano e questo spaventa
ancora di più». Ma se il mondo del lavoro ancora non si è dipinto di rosa, quello della politica vive di un azzurro acceso. É il Trevigiano l`area del Veneto dove le amministrazioni sono più "al femminile", con un 21 per cento di sindaci, e un 15 per cento di assessori. Per il resto non è
che le amministrazioni brillino: fanalino di coda il Veronese con un misero 8 per cento di donne sindaco su 98 primi cittadini. Un quadro che non poteva, in tempo di consultazione, stimolare una legittima richiesta: contare di più. Nessuna voglia di quote rosa, ma un appello trasversale a tutti i
partiti affinché nel compilare le liste si mettano una mano sulla coscienza. La presenza femminile nelle cariche politiche in Veneto, sia nei Comuni, Province e Regione è davvero esigua: solo due donne assessori regionali contro 10 uomini, 3 consigliere e 57 consiglieri in Consiglio regionale; 81 sindaci donne contro 497, 1088 consigliere comunali contro 4653. Per Cristina Greggio (componente Commissione regionale Pari Opportunità e rappresentante dell`associazione Soroptimist), «La presenza e la partecipazione femminile sono un diritto ma è anche, e soprattutto,
un dovere delle donne. È necessaria una presa di coscienza da parte della donna del ruolo che ha e che deve avere nella società e nella vita politica, dato che la politica, essendo la gestione della "cosa
pubblica", è di tutti». Ma non sono solo le donne a dover prendere atto di una situazione che di fatto le penalizza. Come piega Saveria Chemotti (delegata alla Cultura e agli studi di genere dell`Università degli Studi di Padova e curatrice del rapporto), «Sarà elaborata una proposta a livello regionale veneto, che poi diventerà anche nazionale, di modifica alla legge elettorale».
Proposta che di fatto prevede la doppia preferenza alternata uomo donna e, obbliga i partiti
a candidare le donne. E come sottolinea la presidente della Commissione regionale Pari
Opportunità, Simonetta Tregnago «La scarsa presenza delle donne nelle istituzioni si
verifica, in particolare, negli organismi-di vertice, le Province e le Regioni, mentre un dato
positivo invece emerge dai comuni con meno di 10.000 abitanti, in cui si riscontra una rappresentanza femminile maggiore».
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