
Sei «sì» convinti; due «sì» con qualche riserva; un «no» che, in realtà, è un «sì» polemico. Interpellati da Oggi, i maggiori partiti politici votano praticamente all'unanimità a favore della proposta di legge sul divorzio breve. Che dunque dovrebbe diventare molto presto realtà (le commissioni Giustizia e affari costituzionali della Camera hanno approvato il testo che terminerà il suo iter parlamentare entro l'anno).
«Minacciata la stabilità dell'amore»
Diciamo «dovrebbe» perché sulla strada di questa innovazione del Diritto di famiglia anche stavolta pesa un «no» grande come un macigno: quello della Chiesa cattolica che per bocca del cardinal Bagnasco non nasconde pesanti critiche. «Il divorzio breve rende fragile il matrimonio», attacca il presidente della Conferenza episcopale italiana. «L'introduzione di istituti che per natura loro consacrino la precarietà affettiva non sono un ausilio né alla stabilità dell'amore, né alla società stessa». E allora, alla fine, conteranno di più i «sì» dei partiti (hanno dichiarato a Oggi di essere favorevoli al divorzio breve il Partito democratico, parte del Popolo della libertà, Sinistra ecologia libertà, l'Italia dei valori, la Lega nord. Futuro e libertà. L'Unione di centro e Alleanza per l'Italia voteranno «sì» anche se preferirebbero mantenere i tre anni di separazione legale per le coppie con figli minori; i Radicali si dicono contrari, ma solo perché vorrebbero che il divorzio breve fosse addirittura lampo, abolendo il passaggio - che esiste solo in Italia - della separazione legale) oppure andrà a finire come nell'ottobre del 2003 quando tutti erano d'accordo ma poi, dopo un altrettanto pesante intervento critico della Chiesa, un'analoga proposta di legge presentata dalla deputata degli allora Democratici di sinistra Elena Montecchi fu bocciata a scrutinio segreto dalla Camera? «Se accadesse di nuovo un simile pasticcio sarebbe veramente imperdonabile», sostiene il noto avvocato matrimonialista Maria Grazia Masella. «Lo dico da tecnico saper partes che vive ogni giorno nella trincea dei tribunali italiani. Questa legge avvicinerebbe finalmente il nostro Paese all'Europa. E soprattutto metterebbe tutti i cittadini italiani su un piano di perfetta parità. Ci sono ricchi che per abbreviare i tempi prendono una casa in affitto in Francia, vi trasferiscono la residenza, chiedono il divorzio a un tribunale francese che lo concede nel giro di nove mesi perché Oltralpe non c'è la separazione obbligatoria e fanno omologare la sentenza da un tribunale italiano. In tutto, un anno di attesa contro i quattro anni e mezzo di media italiana».
«Aspettando non si torna insieme»
Ecco, il passaggio della separazione legale: è utile o sarebbe meglio abolirlo? «I dati dicono che solo l'uno per cento delle coppie in crisi ricompone l'unità familiare durante il periodo di separazione legale», afferma l'avvocato Masella. «Se invece lo Stato ita- liano mettesse a disposizione delle coppie in crisi delle professionalità in grado di comporre le liti coniugali, il numero annuo dei divorzi scenderebbe davvero». C'è poi chi vorrebbe che anche in Italia, come in molti Paesi del mondo, fossero validi i patti prematrimoniali, quegli accordi in cui i futuri coniugi stabiliscono prima del fatidico «sì» le clausole economiche dell'eventuale divorzio. Che ne pensa l'avvocato Masella? «Di sicuro produrrebbero una diminuzione di almeno il 50 per cento delle liti giudiziarie tra ex coniugi. E questo non può che far bene ai figli che sono le vere, innocenti vittime della guerra tra mamma e papà».
Cosa pensano invece i nostri partiti politici (scontata opposizione della Chiesa, a parte) di questi temi? Se fosse avanzata una proposta di legge per l'abolizione della separazione legale come voterebbero? «È una questione da approfondire ma, a legislazione vigente, sarebbe forse un errore buttare la palla troppo avanti correndo il rischio di buttarla fuori dal campo», l'avvocato Ettore Martinelli, responsabile nazionale del dipartimento diritti del Partito democratico.
Ognuno decide secondo coscienza
«Io sarei d'accordo, ma la mia è una risposta personale: su temi ad alta valenza etica ciascun parlamentare decide in base alla sua coscienza», sostiene l'onorevole Maurizio Paniz del Popolo della libertà. «Noi siamo per una semplificazione degli atti burocratici», spiega Monica Cerutti, responsabile nazionale diritti di Sinistra ecologia libertà. «Sappiamo che spesso l'allungamento dei tempi, anziché giovare al ristabilirsi di rapporti civili, può determinare un ulteriore peggioramento delle relazioni: non sono i vincoli formali a far cambiare idea rispetto ai propri intendimenti». «La separazione legale è ormai del tutto superflua e irrilevante, ma continua a pesare • Bernardini a nome dei Radicali. «Azzerando i tempi di attesa e ponendo il divorzio come alternativa secca alla separazione, i coniugi spenderebbero la metà e gli avvocati e i giudici avrebbero metà delle cause da trattare». «Ridurre da tre a un anno i tempi della separazione legale sarebbe già un passo avanti: il dolore della fine di un matrimonio non ha bisogno anche di lungaggini burocratiche», dice l'onorevole Massimo Donadi a nome dell'Idv.
«Abbreviare va bene, ma non troppo»
«Io credo invece che lasciare i due tempi, quello della separazione prima del tempo del divorzio, possa aiutare i due coniugi a riflettere sulle loro posizioni e a valutare l'eventualità di tornare a ricostruire la loro famiglia», dice l'onorevole Paola Binetti dell'Udc. «Su questo tema non abbiamo ancora aperto una riflessione al nostro interno, ma sostanzialmente la nostra posizione è contraria», afferma l'onorevole Carolina Lussana della Lega Nord.
«I tempi di separazione servono per comprendere se la volontà di divorziare sia, o meno, irreversibile: non è giusto negare agli italiani 12 o 24 mesi di tempo per riflettere sulla bontà, o meno, della scelta adottata», sostiene l'onorevole Pino Lo Presti, a nome di Futuro e libertà. «Lo snellimento della procedura è giusto, ma non il divorzio facile: il vincolo matrimoniale è una grande responsabilità, che non va assunta con leggerezza, immaginando che una veloce pratica legale poi possa risolvere i nostri errori», dice l'onorevole Pino Pisicchio a nome dell'Api di Rutelli. Tirando le somme, sull'ipotesi di abolizione della separazione legale prevalgono di misura i «no» (quattro: Lega nord, Udc, Fli e Idv) sui «sì» (tre: Sel, Radicali, Paniz del Pdl, seppur a moltissimo sul bilancio della giustizia», afferma l'onorevole Rita-3 titolo personale), con due indecisi (Pd e Api): in buona sostanza, l'eventuale discussione parlamentare sarebbe aperta e potrebbe produrre delle sorprese. Qual è invece la posizione dei partiti sull'ipotesi di rendere validi anche in Italia i cosiddetti patti pre-matrimoniali? «In Italia credo occorra attendere un'auspicabile rivoluzione culturale che mi pare ancora lontana», afferma l'avvocato Martinelli del Pd. «Sempre a titolo personale, sono pienamente favorevole ai patti prematrimoniali che ridurrebbero di molto i contenziosi tra coniugi nell'interesse di una maggiore serenità dei figli», sostiene l'onorevole Paniz del Pdl.
«Le vie di fuga esistono solo in battaglia e il matrimonio non è una guerra. Nessuno è obbligato a compiere un passo tanto importante: chi decide di investire in amore e affetto nei confronti di un'altra persona non deve cercare salvagenti», dice Monica Cerutti di Sel. «Noi sosteniamo questa ipotesi da tempo: non c'è niente di meglio per due persone che accordarsi sul futuro nel momento del massimo godimento spirituale e fisico», afferma l'onorevole Rita Bernardini dei Radicali. «Patti come quelli pre-matrimoniali tendono a ridurre l'istituto del matrimonio a un atto di natura meramente economica. Il matrimonio non è un atto mercantile», dichiara l'onorevole Donadí dell'Idv.
«Credo che fondare il proprio matrimonio sull'ipotesi di scioglierlo e quindi negoziare da subito, con l'aiuto dei propri avvocati, le condizioni ottimali per farlo, sia in contraddizione con la visione della famiglia come il luogo degli affetti e della responsabilità», afferma l'onorevole Binetti per l'Udc.
«Siamo favorevoli all'introduzione di uno strumento che predeterminando in anticipo le questioni economiche porterebbe a una composizione delle liti coniugali in via consensuale e non giudiziale», dice l'onorevole Lussana della Lega nord.
Un'idea dal sapore hollywoodiano
«Considero i patti prematrimoniali uno strumento fondamentale nella gestione dei figli minori. Se fossero introdotti anche in Italia, agirebbero da deterrente verso le condotte sleali a danno dei figli», afferma l'onorevole Lo Presti di Fli. «È un'idea solo patrimoniale del vincolo di matrimonio, di sapore hollywoodiano. In verità, è l'idea che ci affascina di meno», dichiara l'onorevole Pisicchio dell'Api.
Tirando le somme: sulla questione dei patti prematrimoniali prevalgono cinque a quattro i «no» con una strana e risicata maggioranza di opinioni contrarie composta da Pd, Sel, Idv, Udc e Api. Chissà se in Parlamento, numeri reali alla mano (e condizionamenti d'01tretevere a parte), il risultato sarebbe lo stesso.
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