
02/02/11
Liberazione
Non sarà facile dimenticare le immagini della statuetta scagliata sulla mascella di Silvio Berlusconi e, in seguito, lo tsunami di commenti anche irriverenti sul web all’indirizzo del premier. Tanto che il presidente del Senato, Renato Schifani, invocò persino la censura di Facebook.
Ebbene, «se all’epoca fosse esistita una regolamentazione sul diritto d’autore, probabilmente qualche politico avrebbe davvero utilizzato la normativa per cancellare alcuni video e articoli con la scusa di tutelare la loro paternità», commenta allarmato Luca Nicotra di Agorà Digitale, l’associazione dei radicali che sottoscrive un appello alla Autorità garante per le comunicazioni e al Parlamento per sospendere le regole sul diritto d’autore che dovrebbero entrare in vigore il prossimo 3 marzo.
Secondo la nuova normativa prodotta dall’Agcom sarà infatti possibile oscurare automaticamente e senza appello quei contenuti che violano il diritto d’autore, anche se postati su siti fuori dal territorio italiano. Una procedura che somiglia tecnicamente a quella già utilizzata per i siti pedopornografici che, una volta scoperti, vengono inseriti in una lista nera e poi resi irraggiungibili dai provider.
L’Agcom non farà differenza tra siti personali e siti pubblici, tra blog e piattaforme di condivisione, estendendo dunque la sua potestà oltre il confine del decreto Romani che invece aveva deciso di escludere i privati.
Sarà a rischio l’uploading di articoli di giornale, frammenti di opere letterarie, canzoni, spezzoni di film e documentari, foto, video amatoriali con sottofondo musicale, video provenienti dalle web tv ma anche banche dati e file che comunque sono protetti dal copyright.
«Non siamo contro il diritto d’autore, ma crediamo che gli effetti di questo regolamento potrebbero travalicare le intenzioni dell’Agcom e introdurre un’odiosa forma di censura», continua Nicotra. Nell’appello, promosso anche da Adiconsum, Altroconsumo, AssonetConfesercenti, Assoprovider-Confcommercio e dall’avvocato Fulvio Sarzana, viene chiesto ai parlamentari di introdurre una normativa equilibrata sul diritto di autore, che al contempo metta in salvo la libertà degli utenti di navigare sul web senza lo spettro dell’oscuramento. Soprattutto perché ogni giorno i navigatori violano decine di volte il diritto d’autore, spesso senza saperlo.
La procedura prevista dall’Agcom, emanata a dicembre ma aperta alla consultazione per sessanta giorni, non prevede il ricorso al giudice: se viene accertata la violazione, l’utente incriminato ha soltanto 48 ore di tempo per cancellare il file o il link illegale, e cinque giorni per esporre le proprie ragioni all’Autorità. Trascorso questo lasso di tempo, scatterà l’inibizione o la rimozione del contenuto non compatibile con la regolamentazione senza la possibilità di ricorrere alla magistratura.
I promotori della petizione, sottoscrivibile su http://sitononraggiungibile.epolicy.it, chiedono che il Parlamento si faccia carico di un ampio dibattito su una questione che riguarda milioni di italiani. In fondo, dicono, l’Agcom si è dovuta fare carico di una normativa per colmare il vuoto della politica. E guardano alla legislazione del Brasile, dove si sta dibattendo una legge che, per proteggere il copyright senza per questo limitare l’uso del web, vuole introdurre una sorta di tassa per coloro che sottoscrivono un contratto di connessione con la rete.
«Sarebbe un’ottima idea», argomenta Agorà Digitale: «Ogni utente devolve circa un euro alla Siae che poi si fa carico di distribuire i proventi agli autori delle opere che circolano in internet». Si tratta delle «licenze collettive estese» ed assomiglierebbe alla tassa che già paghiamo ogni volta che acquistiamo un prodotto destinato al digitale come cd vergini, pennette usb e iphone, contributo recentemente rialzato dal decreto Bondi.
Se ne potrebbe discutere, se solo la politica cominciasse a distogliere lo sguardo dal bunga-bunga.
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