
23/12/10
Corriere della Sera
Non ci sono solo Sakineh Mohammadi Ashtiani, l’ormai celebre «adultera» in attesa di lapidazione, o Jafar Panahi, il regista dissidente appena condannato al carcere e a non fare più film. In Iran «è in atto un drammatico aumento delle esecuzioni al di fuori di ogni tutela giuridica internazionale; le violazioni dei diritti umani sono continue e serie, con punizioni e trattamenti disumani, degradanti e crudeli, comprese amputazioni e flagellazioni». È dall’Assemblea generale dell’Onu che arriva una durissima condanna, unita a una «profonda preoccupazione», per l’escalation di violenza e repressione nella Repubblica Islamica iniziata dopo le presidenziali del 2009. Con 78 si, 45 no e 59 astenuti, la risoluzione (non vincolante) segue la lettera spedita dieci giorni fa da un’ottantina di leader e celebrità mondiali ai vertici iraniani in cui si chiedeva la liberazione di Sakineh. Ma il documento dell’Assemblea si spinge oltre, allarga il campo all’infinita e spesso dimenticata lista di abusi e violazioni di cui è colpevole Teheran.
«In Iran esiste una diffusa discriminazione sessuale: violenze contro le donne, repressione dei difensori dei loro diritti si legge nel testo -. Continuano gli arresti e le condanne di iraniane che esercitano il loro diritto di riunirsi pacificamente». E ancora: il regime impone «severi limiti alla libertà di pensiero e a quella religiosa», «agisce contro le minoranze» come i.Baha’i, «arresta arbitrariamente e condanna a lunghissime pene i prigionieri di coscienza».
È il settimo anno consecutivo che l’Assemblea approva un testo contro gli abusi in Iran, ma questa volta le principali organizzazioni internazionali per i diritti umani hanno applaudito il testo particolarmente, notando come il discorso tenuto all’Onu dal Nobel Shirin Ebadi in novembre abbia trovato ascolto. Sui contenuti del documento almeno: la Federazione internazionale per i diritti umani, la Lega iraniana per la difesa dei diritti umani e altri organismi lamentano che l’Onu non abbia ancora nominato un Inviato Speciale per l’Iran come chiesto da molte voci dopo l’inizio della nuova repressione nell’estate 2009.
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