
È diventato la parola chiave del 2011, protagonista indiscusso delle cronache finanziarie nelle ultime settimane. Lo spread tra i BTp e i Bund tedeschi è oggi la stella polare a cui guardano i mercati. Per le imprese è il nemico numero uno da scongiurare, perché l'aumento dei rendimenti surriscalda il costo della raccolta e costringe le banche a ritoccare il listino prezzi dei finanziamenti. Una mossa che rende ancora più difficile l'accesso al credito dei "piccoli".
Chi si ferma è perduto, avvertono gli esperti, che invitano le Pini a mettere in campo una strategia di difesa in tre mosse. Credere nella propria azienda e investire tutte le risorse possibili, instaurare con la banca un dialogo nuovo chiedendo più voce in capitolo nella formulazione del rating. O essere meno fedele al proprio istituto e bussare alla porta di altri per ottenere più liquidità. Ma anche convincersi che la banca non è l'unico interlocutore possibile, esplorando canali alternativi come gli strumenti messi in campo da Sace e Fondo italiano per gli investimenti o cercare il sostegno di Regioni e Camere di Commercio. E soprattutto fare rete per esplorare nuovi mercati di sbocco e non farsi travolgere dalla tempesta. Perché qui è in gioco la tenuta dell'intero sistema manifatturiero.
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