
Il programma dedicato a Vittorio Bachelet andrà in onda. La Rai corre ai ripari dopo le polemiche di quest`ultimo fine settimana appena trascorso. Decisione saggia e «positiva, arrivata dopo le tante sollecitazioni di queste ore» secondo il presidente della Commissione di Vigilanza Sergio Zavoli, e che,
però, passa attraverso la mediazione del Quirinale. Sarebbe stato, infatti, proprio il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che venerdì scorso aveva presieduto un convegno-ricordo dell`ex vicepresidente del Csm assassinato dalle Brigate Rosse, a esercitare la moral suasion sui vertici di viale Mazzini e a far cambiare rotta ai dirigenti Rai che il prossimo 20 febbraio, «nel giorno del compleanno di mio padre» sottolinea il figlio di Vittorio Bachelet, Giovanni, manderanno in onda
il ricordo del giurista cattolico assassinato all`università «La Sapienza» di Roma nel programma «A sua immagine» di Raiuno condotto da Rosario Carello.
La Rai, dunque, ci ripensa. Un dietrofront maturato ieri mattina e giustificato con una nota per sottolineare come «la decisione sia stata presa per l`eccezionalità della vicenda storica e sociale
di Vittorio Bachelet». Insomma la puntata «stoppata» a causa delle norme sulla par condicio, che vietano la presenza di politici in televisione a quarantacinque giorni dalle elezioni (tale è stata considerata dalla rete ammiraglia Rai quella del figlio del giurista assassinato Giovanni,parlamentare del Pd), ci sarà e avrà una nuova collocazione nel palinsesto della tv pubblica.
Una decisione, dunque, che colma quello che Giovanni Bachelet definisce il «guaio o la papera Rai» e il silenzio intorno alla figura del padre. «Ma tutto coopera nel bene per chi crede nella divina
provvidenza», ha spiegato Bachelet, che dopo le polemiche ha ricevuto ieri sia la telefonata di solidarietà di Giorgio Napolitano (che avrebbe parlato di un clima di barbarie e di rapporti incivili,
con Vittorio Bachelet vittima due volte) e quella del presidente della tv di Stato, Paolo Garimberti, sollevato per la conclusione positiva della vicenda.
Una vicenda risoltasi sì positivamente, ma che non lenisce lo scontro tra gli schieramenti politici sul «rigore» della legge. E così per molti, il «caso Bachelet», che il presidente della Commissione Vigilanza sulla Rai Sergio Zavoli aveva definito sabato scorso come «un atto di inspiegabile
miopia dell`attuazione di una norma», si trasforma in un`altra occasione per innalzare il
livello di polemica sulle regole che governano la presenza dei politici in televisione e la comunicazione elettorale nelle fasi che precedono il voto. Tant`è che alla considerazioni
del capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, per il quale la «decisione della Rai
manda in archivio la non compianta legge sulla par condicio» e immagina «le sollecitazioni
istituzionali piovute per chiedere la violazione delle norme» replica a breve giro Vincenzo Vita del Pd, avvertendo che «se il centrodestra vuole abolire la legge» deve sapere che «non troverà alcuna
accondiscendenza». La vicenda, dunque, dal terreno del confronto sull`«eccezionalità storica e sociale di Bachelet», e che ha condotto alla messa in onda «riparatrice» si trasferisce nel più classico
degli scontri politici con Beppe Giulietti (Articolo 21) che senza troppi giri di parole sottolinea
che «usare la trasmissione dedicata a Bachelet per sferrare un altro attacco alla legalità rappresenta davvero un vergognoso caso di sciacallaggio che la dice lunga sul cinismo che segna lo spirito dei
tempi».
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