
Dopo la sconfitta, lo sgomento delle signore glamour come Lidia Ravera: in Lazio si era candidata a consigliere regionale nella lista di Emma Bonino e aveva provato l’ebbrezza e la fatica, tanto che le era venuto il raffreddore, di qualche comizio in libreria, al cinema e nel negozio del suo parrucchiere, "un calabrese appassionato, partigianissimo, simpatico", "sgranocchi patatine, bevi prosecco e parli", "si sente un bisogno condiviso di crederci", "come una respirazione comune, con Concita De Gregorio e Serena Dandini. Generose, intelligenti, divertenti. Ci passavamo il microfono l’una con l’altra", "Ieri sera è stato bellissimo. Ero da Bibli, c’era un sacco di gente. Belle facce. Giovanni Bachelet mi interrogava, ma io avevo studiato quindi niente panico", "Balle, anche uno di destra che non sia lobotomizzato se ne accorge". Più bello di un romanzo, sembra il magnifico "Diario della Signorina Snob"
di Franca Valeri, anzi è perfino più snob della parodia di una snob, invece è il racconto della campagna elettorale di Lidia Ravera (www,lidiara- vera.it), che dopo aver scelto come slogan una frase elitaria come "Contro il disincanto riprendiamoci la politica", adesso fatica a capacitarsi della vittoria del centrodestra alle elezioni, e sull’Unità scrive che bisognava essere meno sprezzanti verso Beppe Grillo, bisognava ascoltare le ragioni del vaffanculo.
Forse bisognava solo essere meno lidiaravera. Che scrive: "Sono negata per le campagne elettorali perché sono troppo signora sabauda". E adesso, in una botta di democrazia post sconfitta, incita alla rivoluzione popolare: "Care amiche, cari amici, care simili e cari compagni: non ricominciamo a deprimerci leggendo i giornali, limitando il nostro impegno politico alla tristezza condivisa di tante cene intelligenti. Cerchiamoci, troviamoci, contiamoci". Certo, è consolante poter partecipare a tante cene intelligenti (immaginare belle tavolate, come in un film di Ozpetek) in cuì condividere questa tristezza così chic. Ma non libera dallo sgomento. Anche perché c’è sempre il rischio che la cena intelligente alla Ravera si trasformi in cena alla Fuksas, con rissa.
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