
22/03/11
Corriere della Sera
Passato l'idillio, consumato l'addio, continuano le polemiche tra Nicola Tranfaglia e Antonio Di Pietro. Uno scontro che potrebbe terminare nell'aula di un tribunale. L'Italia dei Valori, infatti, dopo una giornata di botta e risposta via media, ha diffuso una nota in cui annuncia di trovarsi «con dispiacere» costretta «a tutelarsi, ricorrendo a vie legali». «Querelerò prima io», replica il professore, che domenica aveva comunicato di voler lasciare il partito, bollandolo come «familiare, governato con pugno di ferro dall'ex pm». Causa del dissidio: la sospensione dell'indennità percepita dallo storico responsabile nazionale della cultura per l'Idv pari a «1.500 euro mensili». «Tranfaglia ha tentato di ricattarmi. Ho nel telefono un sms attacca Di Pietro -. Fino all'altro ieri mi diceva "Senti, rinnovami il contratto", perché lui aveva un regolare contratto, "perché altrimenti se non me lo rinnovi faccio un articolo in cui dico male di te"». «Nella mia lunga vita non ho mai ricattato nessuno e non tenterei di farlo, visto che ho sempre fatto lo storico piuttosto che il politico ribatte il professore -. Sfido chiunque e lo stesso Di Pietro a dimostrare quel che dice». E definisce l'atteggiamento del leader idv degno di chi «ha scelto in passato personaggi come De Gregorio, Scilipoti e molti altri del genere». Tranfaglia confessa di essere «molto deluso» dalla vicenda. E precisa: «In questi anni non ho avuto tanti rapporti con Di Pietro, ma con le strutture territoriali del partito». L'impegno politico del professore, già deputato nel 2006 con i Comunisti italiani, però non si concluderà qui: «Se ci sono le condizioni e forze di centrosinistra interessate al mio contributo, non mi tirerò indietro».
© 2011 Corriere della Sera. Tutti i diritti riservati