
Dopo la clamorosa vittoria referendaria dello scorso giugno, Antonio Di Pietro è diventato il "vero" padre dell'istituto referendario. Non ha tutti i torti a rivendicare questo merito, visto che i suoi alleati del centrosinistra hanno cercato di incassare il dividendo di questa vittoria senza vantare alcun merito politico. Il ministro fascista Galeazzo Ciano ebbe una volta a dire che la vittoria ha tanti padri, mentre la sconfitta è sempre orfana. La frase piacque anche molto a John Kennedy che la utilizzò dopo la sconfitta della Baia dei porci nel 1961. Di Pietro deve fare i conti con la realtà opposta. "Dopo la vittoria dei referendum - ha detto il capo dell'Italia dei Valori - tutti si sono fatti padri di quella vittoria. Prima, erano tutti contro. Evidentemente era una gioia ipocrita, se poi nei fatti si sta cercando di eliminarne gli effetti". Di Pietro ha fatto questo ragionamento intervenendo sulla manovra e criticando le norme sulla liberalizzazione dei servizi pubblici. Aggiungendo: "Noi abbiamo sempre creduto, come i Radicali, nel valore dei referendum, anche perché le più importanti riforme in Italia sono state fatte con i referendum. Il popolo italiano ha detto, per esempio, che le leggi ad personam non ci devono essere più. Il Parlamento non è stato capace di dirlo. Anzi, le ha approvate, quelle norme. E qualcuno le ha pure promulgate", conclude Di Pietro. Il leader dell'Idv ha ricordato che le grandi riforme sono merito dei cittadini. Senza voler affatto svilire il risultato del voto dei cittadini il discorso può essere valido per il referendum istituzionale del 1946, ma certo non vale totalmente per il resto della storia repubblicana. Non basta dire che i referendum sono stati la motrice riformatrice del nostro paese solo perché l'Idv ha vinto una tornata referendaria, in pratica. La verità è che Di Pietro parrebbe inseguire la politica dei radicali, magari un po' troppo. È forse perché il nostro è alla ricerca di una linea politica che sia quella e basta, senza molte oscillazioni? In ogni caso gli avversari di Antonio Di Pietro hanno capito il gioco del leader dell'Idv e sono pronti a riagganciarsi, per puro opportunismo, al suo carro.
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