
18/03/11
Gli Altri
Con che fierezza domenica scorsa il ministro della Giustizia Alfano, ospite nel salotto televisivo di Antonello Piroso, sbandierava la propria scelta, «senza precedenti nella storia della Repubblica», di non avvalersi di provvedimenti di indulto o amnistia per far fronte all'annoso problema del sovraffollamento carcerario. Misure inadeguate, secondo il Guardasigilli, applicate trenta volte negli ultimi sessanta anni perché «dopo due anni ci si trovava di nuovo punto e a capo». Ben altri, invece, i numeri snocciolati dal ministro mentre illustrava l'ambizioso piano di edilizia penitenziaria messo a punto per ridare fiato alle patrie galere e alle 68mila anime che attualmente le popolano: 20 istituti nuovi di zecca da innalzare e 11 padiglioni progettati per ampliare le strutture già esistenti. Un investimento faraonico di circa 60 milioni di euro finalizzato a creare nel giro di un biennio posti per altri diciottomila detenuti. È un altro, tuttavia, l'asso nella manica di Alfano per rientrare dall'emergenza. Un asso a costo zero, che consentirebbe di svuotare le celle senza aprirle per qualcuno Gli assi, in verità, sarebbero 24.500. Quanti sono, cioè, i detenuti stranieri. Se non ci fossero loro il sistema non sarebbe al collasso, ha spiegato Alfano. Insomma, secondo il ministro, questi 24.500 dovrebbero farsi pagare almeno vitto e alloggio dal proprio paese, ma ciò non accade perché, sebbene le prigioni italiane siano brutte e sovraffollate, nessun detenuto accetta di tornare in patria.
Parole, quelle di Alfano, che stridono come graffi su una lavagna con ciò che scrive Andrei. Lui, trentaseienne rumeno recluso nel Mezzogiorno, dall'Italia se ne andrebbe anche domani. E di corsa. Farebbe carte false per tornare in Romania, dove ad attenderlo ci sono i figli che non vede ormai da tre anni. Ma non glielo consentono, nonostante la sua pratica per la richiesta di trasferimento sia stata completata da mesi. E a nulla è servito scrivere al Ministero perché, come gli ha spiegato il magistrato di sorveglianza, il problema è di natura economica: ciò che manca sono i soldi per trasferirlo in Romania. «Sono pronto a pagare subito le mie spese di trasferimento, perché perdendo tempo in Italia faccio lo stesso per mantenermi in un carcere italiano», ha scritto pragmatico Andrei in una lettera alla radicale Rita Bernardini, conosciuta attraverso i telegiornali che segue con attenzione. Andrei, che la televisione può guardarla sì, ma certamente non può andare in studio a raccontare ad alcuni milioni di italiani, incluso Angelino Alfano, che lui in patria tornerebbe subito. A spese sue.
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