
28/03/11
Il sole 24 ore
Dedicare troppo tempo ai social network in ufficio è assenteismo virtuale. Tempo sottratto al lavoro, un inadempimento che può avere conseguenze gravi. Qualche azienda corre ai ripari. Come? C'è chi ha un approccio radicale (filtro preventivo e divieto assoluto di Facebook), chi sceglie la linea soft (uso libero durante la pausa pranzo), o intermedia (accesso da poche postazioni e per un tempo limitato).
Intanto, gli effetti peggiori sono quelli arrivati proprio dai post, letti dagli "amici" e dagli "amici degli amici": in Italia i messaggi e le vignette offensive sono costate il posto di lavoro al dipendente di una cassa di previdenza professionale e a una sua collega, in Francia l'esortazione «a rendere al capo la vita impossibile» ha portato al licenziamento in tronco di tre persone.
Anche i giudici suggeriscono, allora, che è tempo di avvisare i naviganti: i social network non hanno carattere privato e tutto quello che viene "postato" diventa pubblico. Gli accessi, il loro numero e la durata possono essere controllati. È vietato riprodurre documenti. Illecito pure fare commenti su amministratori e dirigenti. Astenersi dal fare mobbing, cioè molestare i colleghi utilizzando Facebook. Insomma, pochi patti chiari, per un'amicizia lunga.
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