
15/10/10
Europa
I radicali tornano alla carica sulla lista di Roberto Formigoni (prima estromessa e poi riammessa dal Tar alla competizione per le regionali del marzo scorso) presentando denuncia per falso nella raccolta di firme. Il governatore chiede ai partiti che lo hanno sostenuto «di capire e di reagire» ma si dice fiducioso: «Finora abbiamo sempre avuto ragione».
In ogni caso, la Lega non perde l'occasione di puntualizzare. Alleati va bene, ma la competition è competion. Soprattutto se si parla della regione che, insieme al Veneto, è nel cuore di Bossi, quella Lombardia in cui i Padani vedono crescere i consensi e su cui puntano a capitalizzare il vantaggio a scapito del Pdl.
A Milano, dove stanno trattando non tanto per mettersi di traverso alla riconferma della Moratti - forte anche del sostegno dei La Russa e dell'area ex socialista - ma per sfilare a De Corato la poltrona di vicesindaco. E in Lombardia, dove annoverano fra le proprie fila il vicepresidente della regione, Andrea Gibelli, uomo di fiducia del senatùr (e in buoni rapporti con Calderoli) e dove a breve si aprirà il giro dei rinnovi al vertice della sanità lombarda. Al netto di eventuali (non probabili) elezioni regionali. Sulle quali, pur difendendo Formigoni, il presidente del consiglio regionale non manca di mettere sull'avviso.
Mantovano di nascita, milanese di adozione, Boni conta una lunga militanza nel Carroccio, con incarichi amministrativi e di partito, dove viene indicato come persona vicina a Maroni. Consigliere regionale dal 2000 e assessore al territorio nella scorsa legislatura, Boni ha poco a poco scalato i vertici della Lega locale ed è arrivato nel marzo scorso alla presidenza del consiglio dal cui scranno interviene a tutto campo sui più vari argomenti, contendendo al governatore il protagonismo mediatico. Un iperattivismo che si fa notare. Sgradito all'opposizione che vorrebbe un contegno bipartisan più adatto al ruolo di garanzia. Ma non solo.
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