
01/09/10
Il manifesto
«Mi si dia una maggioranza disposta a cambiare questa legge, che poi la legge nuova si fa, non ci sono problemi. Ma ci vuole una maggioranza disposta a cambiare questa legge non solo a parole». Di nuovo dalla festa nazionale di Torino, a margine del programma ufficiale, il segretario Pd Bersani torna sul 'porcellum', la legge elettorale in vigore. Esibisce l'ottimismo della volontà, è convinto che qualcosa si stia muovendo: «Adesso vediamo cosa succede la prossima settimana. Sarebbe un disastro andare a votare con una legge che consente a una persona sola di nominarsi tutti i suoi deputati. È un assurdo che bisogna rimuovere». Per mettere insieme una maggioranza in grado di cambiare la legge elettorale, in questi giorni Bersani ha mantenuto le possibilità aperte a 360 gradi. All'interno del partito non ha rotto con i veltroniani, giurando fedeltà al bipolarismo; e non ha rotto con D'Alema, che pure da Repubblica ha fatto un intervento a gamba tesa per il proporzionale alla tedesca, che piace da sempre ai centristi di Casini e alla sinistra tanto di Vendola e quanto di Ferrero. Di più, ulteriore miracolo di equilibrismo, Bersani non ha rotto nemmeno con il cartello di ultrà dell'uninominale e del maggioritario, che si sta raccogliendo intorno ad un documento che viene dalle file stesse del Pd (Pietro Ichino, e ieri lo rilanciava il quotidiano democratico Europa in un editoriale di prima pagina) e che raccoglie però molti consensi nel Pdl e fra i finiani.
Ieri i radicali , che con Emma Bonino, Marco Pannella e tutto un gruppone di dirigenti sono fra i promotori del manifesto', hanno fondato l'associazione per l'uninominale. «Riteniamo che gli eletti non debbano essere emissari dei partiti, e nemmeno espressione di minoranze organizzate e di cordate clientelari, come pure accade affidando la selezione del personale politico al meccanismo delle preferenze all'interno di liste di partito votate col sistema proporzionale». La convinzione è che «il sistema del collegio uninominale maggioritario, che consente di collegare una persona in modo diretto a una circoscritta area geografica, sia lo strumento più adatto per responsabilizzare i rappresentanti istituzionali alla tutela dell'ambiente del quale dovrebbero essere espressione».
Ecco, il leader Pd, con una frase affettuosa verso l'uninominale di collegio dei tempi del Mattarellum, «una bellissima esperienza», al momento è riuscito a non scontentare neanche loro, Ma di qui a una reale maggioranza in parlamento, ce ne corre. Intanto la precondizione è che in parlamento si apra la crisi di governo, il che «aiuterebbe» non pochi parlamentari Pd1 a concedersi qualche libertà. Perché finché Berlusconi tiene, e tiene la Lega, il Pd non può farsi illusioni: «Escludo che ci sia una maggioranza per rivedere la la mia legge. Nella scorsa legislatura ci provarono per due anni a cambiarla. Sa perché?», diceva ieri sulle colonne di Repubblica il ministro Roberto Calderoli.
«Quando cominciavano a proporre delle alternative venivano fuori 30 modelli diversi». Calderoli, leghista non banale e autore del 'porcellum' (la legge porcata, definizione sua) coglie nel segno della debolezza delle opposizioni. Neanche il Mattarellum, la legge in vigore fino al2005, riesce a mettere d'accordo molti, come in un primo momento Bersani aveva sperato. Eppure sarebbe la legge più semplice da approvare: «Bastano due articoli», spiega il professor Stefano Ceccanti (Pd), «che dicono: la legge elettorale in vigore è abolita; torna in vigore la legge precedente». Fuori dal Pd, qualche finiano ha fatto segnali di fumo. Ma finché fra Pdl e Fli non si chiariscono le cose, la cautela è d'obbligo: «Noi non siamo fautori di questo sistema come del migliore possibile», ha detto ieri Fabio Granata, «ma non è un argomento all'ordine del giorno». Dentro il Pd i veltroniani considerano il Mattarellum il male minore, certo meglio del tedesco che vuole D'Alema. Ma D'Alema, a sua volta, invece l'ha bocciato senza appello: «Siamo andati alle urne con 14 partiti, e abbiamo perso». Ieri anche Francesco Rutelli ha detto no: «Tutto è meno peggio del porcellum», ma il Mattarellum «non risolverebbe il problema di restare ostaggio dei piccoli partiti», ha detto, magari parlando anche per sé. «Per noi, il collegio uninominale con il tedesco è il sistema migliore», ha concluso. Che sarebbe una gran proposta. Capace di recuperare anche parte dei fautori dell'uninominale (i non pasdaran del maggioritario). E però rischia di essere impraticabile nel Pd: per il solo fatto che potrebbe sembrare una mezza vittoria di D'Alema, mezzo partito sarebbe pronto a rivoltarsi.
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