
La deriva del movimento NoTav è percepibile dalla giustificazione addotta per scusarsi dell'aggressione ai giornalisti di Corriere Tv: «Li avevamo scambiati per poliziotti della Digos». In tal caso evidentemente, secondo loro, l'aggressione sarebbe stata ampiamente giustificabile.
Un modo simile di ragionare denota una improntitudine da ultras che supera anche la soglia dell'estremismo politico, è qualcosa di simile alla violenza giovanile metropolitana e non ideologica, trapiantata in una valle piemontese di antiche tradizioni eretiche. Una miscela inquietante, come tante altre che attraversano questo inizio di millennio. Non è solo una questione di ordine pubblico, quanto il versante estremo della crisi della politica che il nostro paese sta vivendo. Il sistema dei partiti della "seconda repubblica" si va sbriciolando ma nel contempo rimane barricato in un recinto il cui accesso è bloccato. Al di fuori prendono corpo sempre più fantasmi del passato e quelli più corposi non stanno certo a sinistra.
Se Di Pietro e la Lega presidiano l'opposizione dentro il recinto e ne lucrano la rendita, "il governo delle banche, dei poteri forti e della mondializzazione" è un bersaglio ideale anche per un partito come quello di Storace, che da politico astuto ha convocato da tempo una manifestazione nazionale per questo fine settimana. E così in sette giorni passeremo dai NoTav alla destra storaciana. Più che l'Italia del 2000 sembra la Francia del primo dopoguerra.
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