
Bullismo, più spesso xenofobia che può sconfinare nel razzismo. Violenza innescata dall'intolleranza, oppure dalla frustrazione di chi cresce nei grandi «ghetti» di periferia, o più semplicemente dalla noia. A Roma scendono di nuovo in piazza le bande giovanili. Sono entrate in azione tre giorni fa tra i palazzoni popolari della Magliana, devastando un negozio gestito da bengalesi, ma hanno colpito anche in un ricco quartiere dell'alta borghesia, come Parioli, dove l'altra sera sono stati aggrediti il figlio quindicenne del sindaco Gianni Alemanno, Manfredi, e un suo amico. Apparentemente i due episodi di cui si sono resi protagonisti i «ragazzi cattivi di Roma» hanno poco o niente in comune. Nel primo caso, a colpire è stato un branco di giovanissimi, tre dei quali fermati dai carabinieri, che andava a caccia di stranieri. Nel secondo si sarebbe trattato di un errore di persona: i picchiatori, di origine capoverdiana ma con cittadinanza italiana, avrebbero sbagliato persona, scambiando il figlio del sindaco per un ragazzo con cui avevano litigato alcune settimane fa. In realtà le due aggressioni hanno un comune denominatore, quello appunto della violenza delle bande giovanili, che lo stesso Alemanno denuncia come «un problema grave anche se presente nelle altre metropoli».
I carabinieri che indagano sul raid messo a segno alla Magliana hanno fermato tre dei teppisti che domenica scorsa hanno assaltato il bar rosticceria di Mohamed Masumia.
Il primo ha compiuto da poco 18 anni, i due suoi complici sono minorenni. I loro amici, una dozzina, sono stati quasi tutti identificati, e il loro arresto sarebbe questione di ore. La ricostruzione del raid fatta dagli investigatori offre uno spaccato dei rapporti violenti e senza regole che si sono ormai consolidati nel quartiere-borgata alla periferia sud di Roma, ad alta densità di immigrati. La banda si è scatenata dopo che uno del branco aveva preteso da un ambulante bengalese la merce esposta sulla bancarella senza pagare un euro. L'immigrato si è rifiutato, ed è fuggito nel negozio di Masumia. Ciò è bastato per fare scattare la rappresaglia.
«Un episodio di bullismo», ha spiegato il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro. E' un fatto però, che i carabinieri, in una informativa alla Procura della Repubblica, ipotizzano per i ragazzi fermati i reati di lesioni e rapina con l'aggravante della motivazione razziale. Sì, perché sembra proprio che il branco abbia già compiuto raid e aggressioni contro immigrati inermi. E il quartiere è con loro. Non a caso, alla Magliana è stato praticamente impossibile raccogliere testimonianze utili alle indagini; solo dichiarazioni inviperite contro gli stranieri «che di notte si ubriacano, minacciano e rubano».
E che il clima sia avvelenato è testimoniato dal fatto che, ieri pomeriggio, gli immigrati hanno chiesto ai rappresentanti del Comune di non partecipare a una loro manifestazione di protesta: «Il Comune - hanno spiegato - è il primo a non favorire l'integrazione». L'allarme fra le istituzioni è forte.
Ieri, in Prefettura, si è tenuta una riunione del Comitato e per l'ordine e la sicurezza pubblica a cui hanno partecipato il sindaco ed i vertici della Questura e dei carabinieri. «Ci preoccupa la crescita della violenza giovanile, dell'intolleranza che spesso assume i contorni della xenofobia», ha avvertito Alemanno che meno di ventiquattr'ore prima del vertice si è visto tornare a casa il figlio con il volto tumefatto. Sia il giovane Manfredi che gli aggressori, sette, figli di immigrati ma di nazionalità italiana, hanno spiegato che il pestaggio è stato frutto di «un errore di persona». «Quei ragazzi hanno sbagliato bersaglio - ha confermato la madre di Manfredi, Isabella Rauti -. Manfredi era con un amico, Alessio, in Piazza Euclide, e stava parlando con due ragazze quando sono arrivati loro e gli hanno chiesto: "Conosci quello che ha menato il nostro amico»?". Poi lo hanno tempestato di calci e pugni». Il figlio del sindaco non ha voluto denunciare i picchiatori. «Un gesto di clemenza che ho voluto rispettare», ha commentato il padre.
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