
21/02/11
la Repubblica
Un monologo di 10 minuti, consegnato al sito dei Promotori della Libertà (definiti «missionari di democrazia») per annunciare, «entro pochi giorni, innovazioni di portata storica». Silvio Berlusconi registra il suo ormai consueto audiomessaggio domenicale e rilancia «la riforma costituzionale, importantissima, della giustizia». Che passa anche per una «nuova normativa sulle intercettazioni che ponga fine agli abusi e alle violazioni della nostra privacy che si verificano anche in danno di chi non è neppure indagato». Premette di «non aver mai alimentato tensioni o conflitti tra le istituzioni». Poi però non rinuncia ad attaccare la giustizia «divenuta sempre più un contropotere politico che esonda dal principio costituzionale e che è sempre meno un servizio pubblico efficiente e giusto». Da qui la necessità di riformarla «per fare in modo che anche l'Italia possa avere finalmente una giustizia giusta». Nessun ripensamento, anzi.
Due giorni fa l'affondo sulla Consulta, colpevole, secondo Berlusconi, di «cancellare leggi giustissime». Ieri, invece, la riproposizione dei cardini della riforma: «Divisione dell'ordine requirente da quello giudicante, con la separazione degli ordini tra avvocati dell'accusa e giudici giudicanti e con un Consiglio superiore della magistratura per i pm e uno per i giudici». Infine «una riforma elettorale del Csm per ridurre quella che oggi è una politicizzazione eccessiva e inaccettabile». Insiste sui pubblici ministeri: «Introdurremo procedure più snelle per invocare la responsabilità civile dei magistrati». E disegna una riforma della intercettazioni «per scoraggiare la pratica di fornire ai giornali il risultato degli ascolti, così come avviene negli Stati Uniti dove chi passa le intercettazioni alla stampa va in galera e ci resta per molti anni».
En passant, torna sulle «ennesime, insensate e imperdonabili iniziative giudiziarie messe in campo dai magistrati di Milano» che però, «al di là dei danni arrecati», non frenano il lavoro del govemo e della maggioranza impegnati «alacremente alla soluzione dei tanti problemi che ci affliggono». Un'immagine di un esecutivo che lavora, «lungi dall'essere paralizzato come va dicendo l'opposizione con argomentazioni infondate». Esalta, dunque, l'azione del governo per «aver mantenuto la pace sociale, aver avviato la riforma della pubblica amministrazione, realizzato la riforma della scuola e dell'università, aver garantito la tenuta dei conti pubblici, aver sostenuto le imprese». Ora, conclude il premier, l'uscita dalla maggioranza di Fini «ci consente di andare avanti grazie a un passo più spedito».
L'audiomessaggio domenicale di Berlusconi, tutto giocato sulla giustizia, irrompe a Chianciano, durante la conclusione del 39esimo congresso radicale transnazionale e transpartitico. È proprio sulla giustizia, infatti, che si intreccia il dialogo tra radicali e Berlusconi. Anche perché, per Pannella, Berlusconi non può essere mandato a casa solo per uno scandalo sessuale. «Un ingresso in maggioranza o nel governo assicura il segretario Mario Staderini allo stato dei fatti è escluso. Ma siamo liberi di votare a favore dei provvedimenti che condividiamo». Chi non dialoga, invece, è l'Udc: «Se Berlusconi continua a usare questi argomenti è l'opinione del segretario dei centristi Lorenzo Cesa - scava un fossato tra le forze politiche e le istituzioni che rischia di diventare incolmabile». Anna Finocchiaro, presidente dei senatori Pd, accusa Berlusconi di soffrire di «senile sordità istituzionale. Le sue parole stridono con i richiami alla moderazione e al senso delle istituzioni del Capo dello Stato. Le orecchie del premier non sentono o non vogliono ascoltare parole che non rientrano nel suo vocabolario». Antonio Di Pietro, leader dell'Idv, invece, si sofferma sulle intercettazioni e sulla proposta di Berlusconi del carcere per chi le passa alla stampa: «Il premier chieda a suo fratello se è d'accordo, visto che l'unico processo che si sta svolgendo in questo momento, riguardante la diffusione illecita di intercettazioni, vede coinvolto Paolo Berlusconi per aver trafugato illecitamente un'intercettazione tra Fassino e Consorte poi pubblicata dal Giornale del gruppo Berlusconi».
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