
Altro che vertice del tunnel! Stavolta ABC (Alfano, Bersani e Casini) la faccia ce la mettono tutta intera e non disdegnano di attovagliarsi oggi alle 14 al desco di palazzo Chigi fatto allestire da Mario Monti. All'ordine del giorno un solo tema: sviluppi della politica europea e ruolo dell'Italia. Argomento sino a qualche mese fa da tavola rotonda, se non fosse che ieri l'altro l'Italia ha preso «una sberla» dalla più importante agenzia di rating e che bisogna correre ai ripari mettendo da parte i sofismi che hanno permesso a buona parte del Pdl e del Pd di appoggiare il governo dando a credere alle rispettive tifoserie di essere all'opposizione.
Ad annunciare la svolta è lo stesso Fabrizio Cicchitto, il quale sostiene che «paradossalmente ora il governo tecnico deve assumere un profilo politico su alcune scelte fondamentali a causa della gravità estrema della situazione». Risolto il paradosso resta da vedere se i mercati oggi arretreranno di fronte a tale compattezza o invece daranno retta a Standard & Poor's.
E così, l'emergenza economica e la crisi finanziaria impongono ai partiti di gettare via anche l'ultimo velo e di ritrovarsi insieme al premier nel più classico vertice di maggioranza per dire all'Europa, come sostiene Rocco Buttiglione, «che la politica del rigore e della serietà del governo Monti non è una meteora ma una scelta definitiva delle forze politiche che lo sostengo e che verrà continuata chiunque vinca le elezioni». Prove tecniche di grande coalizione «di cui noi del Terzo Polo non ci siamo mai vergognati», spiega il centrista Roberto Rao.
Una novità è invece che il segretario del Pdl Angelino Alfano rivendichi orgogliosamente sul Corriere l'invito a pranzo, pur sostenendo che mentre con Casini è tutto ok, con Bersani rimangono «opinioni differenti».
Stavolta però i leader dei partiti non saranno chiamati a dare «opinioni» ma a spiegare al presidente del Consiglio perché ancora non hanno ancora votato in Parlamento la mozione comune sull'Europa che permetterebbe al premier di presentarsi a Bruxelles con le spalle più che coperte.
L'intesa ancora non c'è anche se il Pd ha già presentato un testo dove il Pdl vorrebbe però inserire un riconoscimento al lavoro fatto dal governo Berlusconi e una critica all'asse Parigi-Berlino. Mentre il Pd spinge per schierare l'Italia in favore della tassa sulle transazioni finanziarie. La mozione bipartisan, che Monti vorrebbe vedere prima del consiglio europeo del 30 gennaio, certificherebbe che in Italia c'è un governo sostenuto da un'ampia maggioranza che «ha fatto i compiti a casa» e che vorrebbe vedere altrettanta sollecitudine a Bruxelles e in altre capitali europee, che sino a qualche giorno fa scaricavano tutte le responsabilità su Grecia, Portogallo, Spagna e Italia.
Si comincia a discutere di Europa sperando di ripetere lo schema anche su altri temi che oggi verranno solo in parte affrontati, come le liberalizzazioni e il mercato del lavoro. Da buon pragmatico Monti vive come un'indubbia fatica dover ripetere tre volte lo stesso discorso, ma il Pdl, assediato da tassisti e farmacisti, chiede di cominciare a «liberalizzare - afferma Maurizio Gasparri - là dove ci sono interessi di potentati veri, e più decisi verso chi è più debole». Un riferimento allo scorporo della rete gas dall'Eni, sul quale sono impegnati i radicali.
Il virus del «benaltrismo» non risparmia il Pd che sul mercato del lavoro viene controllato a vista dalla Cgil, mentre il Terzo Polo controlla che fine faranno le municipalizzate. Per Alfano si tratta però di un passaggio importante per la sua leadership. Un segnale forte anche a chi dentro il Pdl continua a immaginare di andare presto ad elezioni anticipate.
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