
11/01/11
Europa
L’analisi politica dei radicali è respinta al mittente dall’attuale potere dominante nel Palazzo. Ma l’indisponibilità dei partiti ad aprire una discussione sulla lettura offerta dal libro giallo della Peste italiana impedisce alle forze sane di affrontare i problemi nel modo e nella maniera in cui sarebbe necessario per realizzare la tanto sospirata riforma liberale delle istituzioni, della giustizia e dell’economia. Il blocco di potere che domina il Palazzo, infatti, appare agli occhi dei radicali e di Marco Pannella come una sorta di "monopartitismo imperfetto". E questa chiave di lettura al Pd non piace.
Lo scorso fine settimana, comunque, si è riunito il Comitato nazionale di radicali italiani e questa analisi è stata confermata e ribadita anche dalla relazione di apertura del segretario Mario Staderini, dall’intervento del tesoriere Michele De Lucia e da un articolato discorso di Emma Bonino. Il quadro della situazione, insomma, appare ed è drammaticamente grave. Dal dibattito sono emerse, di conseguenza, le difficoltà del momento, compresa quella di un Pd rimasto sordo alle innumerevoli sollecitazioni dei radicali e alla possibilità di una interlocuzione seria tra i due soggetti politici. Ci vorrebbe una Costituente liberale e democratica.
L’Italia è sempre di più un paese illiberale e non-democratico, i cittadini si ritrovano a vivere e ad agire in un sistema marcio, vecchio, in disfacimento. Ma non basta: nelle stanze dei bottoni regnano le illegalità, le ipocrisie, le omissioni. Ad aggravare un quadro già abbastanza desolante vi sono anche i colpi inferti al nostro paese dalla disinformazione mass-mediatica, dalla mancanza di conoscenza, dalla mancanza di trasparenza, dall’arbitrio del potere fine a se stesso, dal malcostume partitocratico, dal corporativismo, dai soprusi, dalla distruzione dello stato di diritto, dalle ingiustizie sociali e umane, dal conservatorismo di destra, di centro e di sinistra. E le responsabilità vengono da lontano, ma riguardano una classe dirigente spesso cieca, autoreferenziale, furba. E la furbizia, si sa, è l’opposto dell’intelligenza. La furbizia, infatti, è stupida. Non vede oltre il proprio naso e guarda soltanto il proprio ombelico.
A tutto questo si deve aggiungere il peso della crisi economica e finanziaria, il fardello del debito pubblico e la piaga sempre più preoccupante della disoccupazione, non solo di quella giovanile. Gli studenti hanno lanciato un grido di allarme e il presidente Napolitano ha saputo coglierlo. Altre grida di dolore si alzano da tempo. Bisogna ascoltarli. Saperli ascoltare. Ma non basta. Non si può dimenticare quello che il Palazzo ha fatto contro lo strumento referendario, contro la Costituzione della Repubblica italiana, contro i procedimenti democratici ed elettorali. Non a caso, abbiamo una legge elettorale considerata dal suo stesso estensore come una "porcata". E l’elenco continua, va avanti. Tutti questi fattori e molti altri ancora, infatti, rappresentano il segno distintivo di una evidente degenerazione dell’intero sistema politico ed istituzionale. L’oligarchia partitocratica e gran parte della classe dirigente italiana, nella loro baldanza e cecità, si presentano agli occhi dei radicali come continuatori ed eredi diretti o indiretti di questo ultimo sessantennio di potere.
Questa analisi potrà apparire cruda e insopportabile, ma è testimoniata dai fatti. La domanda allora è: cosa si può mettere in cantiere per impedire il peggio? Per uscire da una tale disgregazione ed avviarsi verso un rinnovato progetto di libertà, di democrazia e di legalità, da mesi, ho personalmente proposto, anche sulle pagine di Europa, l’idea di una Costituente liberale e democratica da costruirsi come possibilità "altra" rispetto alla trasversalità del blocco di potere dominante. Infatti, l’attuale potere anti-democratico, illiberale e fine a se stesso è trasversale e non dipende soltanto dal governo o dalla maggioranza. La questione investe anche i soci di minoranza del sistema partitocratico. I radicali di Marco Pannella e di Emma Bonino sono, da sempre, una forza politica estranea e fuori da questo sistema e, forse anche per tale ragione, vengono respinti o espulsi dal cosiddetto Regime. Evidentemente, il "monopartitismo imperfetto" teme l’alterità dei radicali e il conseguente patrimonio storico, di idee, di prospettive per il futuro.
La ricerca di dialogo e di interlocuzione dei radicali continua perché il metodo liberale è innanzitutto una prassi e una teoria per il controllo e la riduzione del potere. "La teoria della prassi", direbbe Pannella. L’idea di una Costituente liberale, quindi, nasce dall’esigenza di comporre un tessuto sociale e politico "altro" rispetto al disfacimento e al caos vigente, cioè la mia proposta, dentro e fuori i radicali, è quella di realizzare un corpo istituzionale, sociale e politico che sia, allo stesso tempo, laico e legalitario, liberale e democratico, libertario e riformatore. Un corpo sano che si prefissi l’obiettivo di ristabilire lo stato di diritto secondo il principio dell’uguaglianza di fronte alla legge, del rispetto delle regole e del ripristino delle procedure democratiche.
Un corpo "altro", insomma, che offra opportunità, mezzi e metodi per la realizzazione dell’individuo nella società. A cominciare dai trentenni e i ventenni di oggi. Ma per far questo la Costituente liberale dovrà innanzitutto conciliare la libertà individuale con l’esistenza di un ordine che la consenta. E quest’ordine ancora non c’è. Va trovato e realizzato. Con chi ci sta.
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