
26/11/09
Roma
No all’arresto e no alle dimissioni: Nicola Cosentino incassa una doppia "fiducia" dal Pdl che in Giunta per le autorizzazioni e in Senato fa quadrato attorno a] sottosegretario. In mattinata la prima buona notizia: l’organismo parlamentare respinge la richiesta di custodia cautelare per l’esponente del centrodestra. I voti contrari all’arresto sono 11 (il Pdl e Domenico Zinzi dell’Udc), 6 quelli favorevoli (Pd e Pierluigi Mantini dell’Udc) mentre il radicale Maurizio Turco si astiene. Adesso la parola spetta alla Camera che entro le prossime due settimane potrebbe calendarizzare la discussione sulla vicenda. E ne nasce uno scontro a distanza tra Antonio Di Pietro e Fabrizio Cicchetto. I] leader dell’Italia dei valori parla di «casta che si autoassolve» e di «vergogna» e il capogruppo alla Camera del Pdl replica duramente: «Per Di Pietro e qualche altro l’unica linea possibile è quella delle manette. La maggioranza dei componenti della Giunta per le Autorizzazioni è stata di diverso parere e ha rilevato l’esistenza di un fumus persecutionis; non per questo va insultata e aggredita». E per il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi, «la reazione scomposta di Di Pietro davanti al no all’arresto del sottosegretario Cosentino dimostra non solo lo scarso rispetto del leader dell’Ido nei confronti del Parlamento ma anche che, oggi più che mai, è necessaria una riforma della giustizia che ristabilisca le giuste distanze tra politica e magistratura». Sul fronte Pd Marilena Samperi spiega di avere votato «per l’autorizzazione agli arresti perché abbiamo ritenuto che i gravi elementi circostanziati e riscontrati nell’ordinanza del Tribunale di Napoli escludano il fumus persecutionis» mentre Bruno Cesario, passato pochi giorni fa dalle fila democratiche a quelle rutelliane rivela che «prima che il sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino fosse ascoltato dalla giunta per le autorizzazioni della Camera, il Pd aveva già deciso di dire sì alla richiesta d’arresto presentata nei suoi confronti dalla Procura della Repubblica di Napoli». Il secondo tempo arriva nel pomeriggio al Senato, dove si discutono le mozioni di Pd e Idv per le dimissioni del sottosegretario. Entrambe respinte ai mittenti. Il documento dei democrat ottiene 116 voti a favore, 165 contrari e 2 astensioni; quello dipietrista 95 sì, 170 no e 17 astenuti. I Radicali, eletti nelle liste del Pd, non partecipano al voto sulla mozione dei democratici, mentre si astengono su quella dell’Italia dei Valori, contro la quale votano i senatori dell’Udc, firmatari invece del documento del Pd. Ad entrambe le votazioni non prende parte il senatore del Pd Pietro Marcenaro. «C’è chi sceglie Spatuzza e Abu Omar, noi scegliamo la legalità repubblicana e per questo votiamo no alle mozioni - spiega il capogruppo del Pdl Maurizio Gasparri -. In questa legislatura non prendiamo lezioni di antimafia: abbiamo inasprito il regime previsto dall’articolo 41bis; abbiamo dato più potere alla Procura nazionale antimafia; abbiamo varato norme per la confisca dei beni. Vorrei ringraziare il ministro Maroni, i sottosegretari Mantovano e Nitto Palma e tutti coloro che sono al Viminale perchè il "modello Caserta" lo si deve a questo Governo, che ha spazzato via intere cosche in tutte le parti d’Italia e soprattutto in Campania e in provincia di Caserta. Questo noi lo rivendichiamo a vantaggio ed onore del nostro Governo e della nostra maggioranza». E il vice Gaetano Quagliariello «non ci piegheremo al tentativo di trasformare l’Italia nella Repubblica dei pentiti. Ci siamo battuti perché non fosse l’iniziativa di qualche magistrato politicizzato a sovvertire la volontà del popolo sovrano; a maggior ragione impediremo che a stabilire chi abbia titolo e chi no a far parte del Governo del nostro Paese siano le parole di un pentito. Se consentiamo che sia Gaetano Vassallo a decidere che Nicola Cosentino non può sedere fra i banchi del Governo, cosa diremo al nostro popolo, al popolo italiano, quando altri pentiti, da altri palazzi di giustizia, cercheranno di riscrivere la storia del nostro partito, la storia del nostro leader, la storia del nostro Paese?».
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