
Non è sul posto di lavoro che vanno cercate le cause delle persistenti differenze tra uomini e donne nel mondo del lavoro in Italia: è in famiglia. «E qui che dovrebbero essere semmai istituiti i comitati per le pari opportunità», dice con un paradosso l'economista Andrea Ichino. Perché la famiglia è il luogo in cui le donne continuano a lavorare enormemente di più degli uomini e a sostituirsi a loro quando il partner è occupato (ma non accade il contrario). Perpetuando in questo modo la catena. Siamo di fronte a «una condanna biologico-culturale senza compenso per le donne», affermano Alberto Alesina, professore di economia ad Harvard, e Andrea Ichino, professore di economia politica a Bologna, in uno studio commissionato dall'associazione «Valore D» su coppie con lavoro normale e coppie con almeno un manager, che sarà presentato oggi a Milano.
Le donne non sono soddisfatte della situazione e gli uomini ne sono consapevoli. Ma questo non basta a produrre un cambiamento forte. E, infatti, le donne continuano a lavorare in casa il doppio degli uomini, «anche includendo lavori casalinghi tipicamente maschili», e questo vale sia nelle coppie «normali» che nelle coppie «manager», perché il tema è culturale, non di capacità economica. Se si guarda la somma di ore lavorate in una settimana la "palma" va alle manager: 67 ore tra lavoro e casa contro le 63,8 ore settimanali degli uomini pari livello. Nonostante questo, le donne contribuiscono al reddito familiare in misura minore: il 30%,-che sale al 42% nelle coppie-manager. Ed ecco, allora, che Alesina e Ichino rilanciano la propria proposta - oggi anche allo studio del governo di una tassazione del lavoro differenziata per uomini e donne: «Poco più alta» per i primi e «sensibilmente più bassa» per le seconde. «La proposta si giustifica in base al principio secondo il quale è possibile diminuire la pressione fiscale media, a parità di gettito, tassando maggiormente i beni offerti o domandati in modo rigido rispetto a quelli flessibili. Un esempio è la benzina: sappiamo che anche in caso di aumento della tassazione non si avrà una riduzione dei consumi. Per quanto riguarda il lavoro, gli uomini non riducono la propria offerta quando la retribuzione diminuisce, mentre le donne sono estremamente sensibili al cambiamento del salario, soprattutto in aumento».
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