
La partecipazione di Emma Bonino alla competizione per la presidenza della regione Lazio non è in discussione. A maggior ragione dopo il respingimento del ricorso del Pdl da parte del Tar, abbandonare la corsa non avrebbe senso. Non che qualcuno, tra i radicali, non ci abbia seriamente pensato, ma nell'assemblea che il partito di Pannella & co. ha organizzato per oggi a Roma queste posizioni, se saranno espresse, risulteranno comunque minoritarie. Dalla galassia radicale, certo, ci si possono sempre aspettare sorprese, ma stavolta la posta in gioco è veramente alta e la stessa Bonino, già prima della sentenza, è stata chiara: «Non chiamo a nessun Aventino, ma non si può andare avanti come se niente fosse successo».
Questo è il vero risultato che i radicali vogliono portare a casa: non proseguire nella campagna elettorale come se in questi giorni le regole della nostra democrazia non siano state forzate dal governo. «Non si può andare avanti come se non fosse successo niente» ha ribadito Bonino, che ha anche ribadito la necessità di non coinvolgere nelle polemiche il Quirinale. Per loro che del rispetto delle norme e della legalità hanno fatto una bandiera, impostare una campagna elettorale su questi temi è come giocare in casa. A patto che gli alleati siano pronti a supportarli e che un'opinione pubblica ormai assuefatta alle forzature berlusconiane non dimentichi (magari con l'aiuto dei media) quanto è successo. Il prolungarsi della vicenda giudiziaria, da questo punto di vista, aiuterà indubbiamente il lavoro dei radicali nel tenere alta l'attenzione.
Le posizioni più rigide all'interno del partito sono sostenute soprattutto dal segretario Mario Staderini e da Marco Cappato. Con Antonio Di Pietro che ieri ha fornito loro una sponda esterna. La maggioranza, però, a partire dagli stessi Pannella e Bonino, ha preferito frenare sulla possibilità di un ritiro immediato dei candidati radicali, subito dopo la promulgazione del decreto, come avrebbero preferito gli intransigenti. «È vero che non si può giocare con i bari - spiega un esponente radicale vicino a Bonino - ma se noi ci alziamo, c'è il rischio che i bari vadano via portandosi il banco». Per questo, la decisione è stata rinviata all'assemblea di oggi, in modo da raffreddare nel frattempo gli animi e attendere almeno il pronunciamento del Tar.
Bonino ieri sera non ha voluto commentare a caldo il pronunziamento dei giudici, preferendo attendere la pubblicazione completa delle motivazioni, che dovrebbe arrivare in queste ore. Rimane comunque il tema di come condurre una campagna elettorale, che per quasi tre settimane vivrà ancora di tensioni e accuse reciproche tra i due schieramenti. La candidata radicale ha marcato sin dai primi giorni la differenza rispetto ai metodi dell'avversaria: meno mercatini e più politicizzazione. Il Pd ha fatto fatica a seguirla su questa scelta, ma oggi le condizioni sono diverse. Per riuscire a capitalizzare le proteste di questi giorni contro il decreto salvaliste (o almeno scritto con quell'intento) e riuscire a convincere i molti ancora indecisi sulla scelta per il 28 marzo, Bonino chiede il sostegno di tutti e non ritiene sufficiente la manifestazione di piazza già annunciata per sabato prossimo. Anche i democratici, nelle intenzioni della candidata governatrice, dovranno spiegare ai cittadini che la vicenda delle liste è un biglietto da visita dell'incapacità di governare del centrodestra laziale, anche trascurando i temi programmatici. E tenere così il punto per altri diciannove lunghi giorni.
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