
Anche la Cassazione semplifica. L'esigenza di sfrondare, sintetizzare e fare chiarezza non è più solo uno dei criteri guida di tutti gli ultimi Governi. Anche la Suprema corte, garante della corretta interpretazione del diritto, sembra prediligere nelle sue sentenze uno stile più asciutto. Decisioni brevi, più facilmente leggibili e in qualche caso, che ormai compare con una certa frequenza, anche schematizzate attraverso punti numerati. Regole quindi di facile ed immediata comprensione. Fino ad arrivare, a volte, a veri e propri vademecum per punti, quasi una sorta di manuale di facile consultazione.
È un vero e proprio decalogo, ad esempio, la sentenza della sezione tributaria civile del 23 marzo scorso, la n. 4685. L'obiettivo è stato quello di individuare con chiarezza le situazioni che effettivamente possono dar luogo all'incertezza normativa tributaria, l'unica situazione che giustifica l'esonero da sanzioni per il contribuente. In questo caso la Cassazione prima ha ricostruito tutti gli "indizi" di incertezza seminati in precedenti pronunce e poi ha messo nero su bianco i paletti (i dieci «fatti indice», li ha definiti) per evitare che l'«incertezza» possa allargarsi e giustificare tutti gli errori in campo fiscale.
Altre volte invece il vademecum, magari non proprio con numeri e lettere, nasce dall'esigenza di fare chiarezza su una materia complessa, garantendo un'interpretazione unitaria della legge. Appartiene a questa categoria la sentenza - nota e dibattuta - sui matrimoni tra omosessuali (sezione I Civile n. 4184/2012). Qui il "decalogo" è servito ai giudici - in assenza di norme - per ricostruire il quadro di leggi e sentenze a livello Ue e poi per riempire il vuoto italiano, con interpretazioni del diritto più aderenti ai nuovi costumi sociali. Il risultato è una decisione che, per il riconoscimento del diritto al matrimonio anche per i gay per molto tempo farà scuola.
La sentenza per punti era comparsa anche in passato, sempre in funzione chiarificatrice. Prendiamo ad esempio il litigiosissimo capitolo del condominio: è proprio attraverso dieci casi che la Cassazione è riuscita a riepilogare quali delibere vanno considerate nulle all'origine e quali, al contrario, solo annullabili dal giudice. (Sezione II, 11 maggio 2009, n. 10816). E, sempre in tema di condominio, pochi giorni fa, la Corte ha ricordato in soli tre punti le situazioni che giustificano le spese urgenti fatte dal condomino senza autorizzazione dell'assemblea o dell'amministratore (Sezione VI civile, ordinanza n. 4330/2012).
Certo, a guardare i grandi numeri la tendenza alla schematizzazione per punti si diluisce negli 81.811 procedimenti (sommando civile e penale) giunti al «Palazzaccio» l'anno scorso. «Non è una scelta "politica" ma redazionale - fanno notare dalla Corte - lasciata ai consiglieri, che ben si adatta agli sforzi per rispondere alla costante crescita dei ricorsi». Quello della rapidità dei processi è un tasto su cui il primo presidente, Ernesto Lupo, batte da sempre. Nel 2011 ad esempio ha firmato il decreto con il «Modello di motivazione semplificata della sentenza civile». E nella sua Relazione all'apertura dell'anno giudiziario 2012 ha insistito: «Il contenuto argomentativo della sentenza deve essere ispirato a criteri di concisione e di chiarezza». Il traguardo è uno: la riduzione dell'insopportabile durata media dei processi: nel 2011 è stata di 36,7 mesi, uno in più rispetto ai già lunghissimi 35,4 del 2010.
(hanno collaborato Carmine De Pascale e Giampaolo Piagnerelli)
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