
24/09/10
la Repubblica
Pattuglie di studenti che come soldati imparano a tirare con l'arco, a mirare e sparare con pistole ad aria compressa, a sperimentare tecniche di primo soccorso e arrampicata, ma anche di "superamento ostacoli e sopravvivenza in ambienti ostili".Come in guerra. Un «progetto di addestramento», si legge nella circolare che recepisce il protocollo "Allenati alla vita", siglato tra la direzione scolastica della Lombardia e il comando militare dell'Esercito, «supportato dalla sinergia» tra i ministri della Difesa Ignazio La Russa e dell'Istruzione Maria Stella Gelmini. Un corso che coinvolge tutte le province lombarde, 800 studenti, 140 istruttori appartenenti all'Unione nazionale ufficiali in congedo d'Italia, 27 docenti e 38 scuole superiori. E che scatenale polemiche di opposizione e pacifisti, e anche del settimanale Famiglia Cristiana che ne ha dato per prima notizia. « È una scelta che sa di antico, e sembra appartenere a un'altra epoca» accusa don Antonio Sciortino, direttore del periodico. La Tavola della Pace parla di «studenti con l'elmetto».
«Organizzati in pattuglie come quelle che girano per le strade dell'Afghanistan- attacca Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace -Non gli verrà chiesto di combattere i talebani ma solo di sbaragliare tutti gli avversari. Non sappiamo quale premio verrà riconosciuto ai vincitori». Per tutti gli adolescenti, il corso è valido come credito formativo, si avvale di militari in congedo anche di ritorno da missioni all'estero, ha lo scopo di "far rivivere ai giovani esperienze di sporte giochi di squadra, ma anche introdurre corsi specifici e prove tecnico pratiche per avvicinare la realtà scolastica alle Forze armate, ai corpi dello Stato e alla Protezione civile e a gruppi volontari di soccorso".
Per gli ideatori il corso serva anche a contrastare il bullismo, "grazie al lavoro di squadra che determina l'aumento dell'autostima individuale e il senso di appartenenza a un gruppo". Duro il commento del Partito democratico che ricorda le parole di Piero Calamandrei. «Si sta drammaticamente realizzando ciò che aveva prefigurato in un suo celeberrimo discorso - ricorda Francesca Puglisi, responsabile Scuola del partito, il lento ritorno di una dittatura nel nostro paese, non con i carri armati per le strade ma distruggendo la scuola pubblica. Noi vogliamo che i nostri ragazzi apprendano in classe la cultura della pace, l'unica che potrà garantire a tutti un futuro». Di «scuola di guerra» parla anche il radicale Marco Perduca. Intanto, con una mozione in Consiglio regionale della Lombardia, il consigliere di Sinistra ecologia libertà Chiara Cremonesi chiede il ritiro immediato del protocollo. «Un opuscolo che ci lascia davvero esterrefatti-dice Cremonesi-Dieci pagine in cui gli studenti vengono chiamati " cadetti" e le squadre "pattuglie". Si tagliano materie importanti e si colpisce la qualità dell'insegnamento, compromettendo il futuro di un'intera generazione di studenti. Ma li si addestra a sparare».
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