
Coppie di fatto, la battaglia tra favorevoli e contrari continua. In consiglio, ieri,l'assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino, ha ribadito «nessun passo indietro». Per Marco Cappato, consigliere radicale, la polemica è sterile e ad uso e consumo dei politici. «La maggioranza dei cittadini è d'accordo - dice Cappato - le polemiche sono tutte interne alla maggioranza. Se non la smettono, noi radicali ricorreremo a strumenti di iniziativa popolare». Più sfumata la posizione di Andrea Fanzago. Consigliere comunale, in quota Pd, ala cattolica, un po' come la vicesindaco Guida, cerca di riparare al colpo di mano voluto dalla sua maggioranza ipotizzando ritocchi. «Discriminare sarebbe sbagliato ma è altrettanto sbagliato dare in parti uguali tra diversi. Nel bando bisognerà differenziare».
Di tutt'altro avviso il presidente del Forum del- le Associazioni familiari, Francesco Belletti. Sposato con tre figli e uomo di fede, Belletti vede nella scelta della giunta Pisapia di allargare alle coppie non sposate (e pure omosessuali) i bandi per l'accesso ai fondi pubblici «una battaglia ideologica». Che tra l'altro finisce per discriminare la famiglia fondata sul matrimonio, «l'unica riconosciuta dalla nostra Costituzione». Riprendendo la tesi di Avvenire, anche Belletti ribadisce che «con l'istituzione dei registri delle coppie di fatto e l'inclusione di tutti i tipi di famiglia ai bandi pubblici dei Comuni si finisce per indebolire il ruolo della famiglia e banalizzamela responsabilità». Una delle conseguenze pratiche di questo allargamento dei diritti a famiglie non regolari secondo Belletti, è che si finisce col «discriminare la vera famiglia». «Nell'accesso ai servizi pubblici una coppia sposata è discriminata rispetto a una coppia di fatto. Una coppia di fatto non avrà bisogno di mettere assieme i redditi dei due genitori». Né vera e né falsa, questa affermazione, dice il Comune. Per entrare nelle graduatorie dei nidi, per esempio, il reddito non conta. Quindi la coppia di fatto che furbescamente dichiari solo il reddito inferiore non avrebbe alcuna corsia preferenziale per un servizio come il nido. Però è vero che la normativa nazionale sul reddito Isee non richiede il reddito dell'altro genitore nel caso in cui il bambino vive con uno solo dei due genitori. Nei bandi per case popolari o sussidi pubblici questo potrebbe fare la differenza.
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