
Blitz dell'ultima ora che, ci si augura, sarà azzerato. Per il resto, la faticosa riscrittura della legge di stabilità ha prodotto un nuovo impianto che, se appare più equilibrato, sconta la scarsità di risorse a disposizione e gli effetti della mediazione politica tra le varie anime della "strana maggioranza".
Non sono emerse tentazioni da deficit spending. Se la coperta è corta, resta poco da distribuire. Il pacchetto fiscale di partenza si basava sullo scambio più Iva meno Irpef. Da un lato, l'aumento di un solo punto delle aliquote Iva del 10 e 21%, dall'altro la decisione a sorpresa di lanciare un segnale sull'Irpef, con il taglio di un punto delle aliquote del 23 e 27%. Il Governo ha vantato di aver cominciato a ridurre le tasse.
Si è obiettato che, date le risorse a disposizione e la platea su cui si sarebbero spalmate, sarebbe stato meglio convogliare i tagli sul cuneo fiscale, ma era comunque una scelta. Il problema è sorto semmai sulle coperture, affidate al contestatissimo taglio retroattivo di deduzioni e detrazioni.
L'impianto è stato corretto e, in una fase di attacco frontale alla politica, non si può che accogliere con favore il confronto Governo-maggioranza. Senza toccare i saldi, si è operata una redistribuzione delle risorse. La rinuncia al taglio Irpef in favore dell'aumento delle detrazioni per i figli a carico, accompagnato dall'eliminazione dell'aumento di un punto dell'aliquota Iva del 10%, pare una scelta ragionevole.
Nello scarno carnet degli sgravi per il 2013 nulla compare sul fronte Irap. Se ne riparla nel 2014. L'aver incrementato di 800 milioni la dote del fondo per la produttività è un segnale interessante, ma diluito nel tempo.
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