
Non Di Pietro, non i Radicali, ma la Lega ha bloccato ieri a Montecitorio il via libera al binario veloce per la discussione della legge ABC sulla trasparenza e i controlli dei bilanci dei partiti. Impugnando l’argomento della «discussione alla luce del sole», il segretario d’aula del Carroccio Raffaele Volpi ha scandagliato l’aula per scovare fra dissidenti e zone grigie le firme che le mancavano per arrivare a quota 63, vale a dire a quel decimo dei membri della camera che avrebbero consentito lo stop della procedura. È riuscito a trovarne 74, 15 in più rispetto ai numeri del Carroccio, fra cui peraltro ieri si annoveravano parecchi assenti.
Alla Lega si sono associati diversi pidiellini fra cui Giorgio Straquadanio (che l’aveva annunciato) e Isabella Bertolini oltre a un certo numero di esponenti di Popolo e territorio, Grande Sud, ed ex Responsabili (si parla di Belcastro, Iannacone, Porfidia e Scilipoti). Il Carroccio ha atteso che la maggioranza cantasse vittoria, e cioé che l’aula votasse, prima per alzata di mano, poi per sua richiesta, con il check elettronico, il via libera alla sede legislativa, prima di calare l’asso delle oltre 70 firme che, se risulteranno regolari alle verifiche della presidenza, bloccheranno la procedura.
E così mentre a Milano Belsito restituiva il tesoretto di auto, lingotti e diamanti, a Roma una Lega nuovamente anticasta provava a cavarsi dall’imbarazzo giocando in contropiede e accusando la maggioranza di voler “nascondere” il dibattito in commissione, parlando addirittura di «imboscata»: «Noi chiediamo che oltre alla necessaria trasparenza dei bilanci dei partiti, si parli anche del finanziamento pubblico», spiegava una nota del gruppo a Montecitorio. In realtà, secondo il tesoriere del Pd Antonio Misiani, il Carroccio vuole «le mani libere e pochi controlli sui bilanci» che il testo ABC avrebbe garantito.
Inutilmente il capogruppo dem in commissione affari costituzionali Gianclaudio Bressa aveva sottolineato: «È vero che la gente ci chiede di ridurre i finanziamenti ma anche come sia stato possibile che si siano verificati casi come quello di Luigi Lusi o della Lega. Da qui l’importanza di controlli veri, seri e stringenti». E del resto, dopo le dichiarazioni ABC sul finanzamento ai partiti («un errore drammatico» cancellarlo) ieri la segreteria nazionale Pd ha reso noto di aver fissato un tetto di spesa per le prossime amministrative (con un taglio del 30% delle spese previste) e ha fissato i parametri lungo i quali avviare la discussione sulla revisione e riduzione dei rimborsi elettorali.
Chiusa la strada della sede legislativa, ora pare rimanere aperta un’unica strada: l’incardinamento in commissione in sede referente accelerando il più possibile. Anche perché il decreto del governo non lo vogliono i partiti, non lo vogliono i professore e anche il Quirinale ai tempi ha fatto sapere che preferirebbe le «vie parlamentari». E l’inserimento del testo ABC all’interno di un altro provvedimento in via di discussione in aula è già stato bocciato una volta. Diabolico perseverare su questa strada. I tempi, però ora diventano molto stretti. Le amministrative sono a un passo e a fine maggio arriverà in aula l’attuazione dell’articolo 49 della Costituzione, quello a cui spetta affrontare la madre di tutte le questioni: la riforma dei rimborsi elettorali.
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