
Una consulta tutta in famiglia: il marito Tullio Monti alla presidenza, la moglie Palmira Naydenova alla tesoreria e la figlia di quest'ultima assunta come impiegata dell'associazione. Fin qui nulla di illecito o scandaloso, se non fosse che l'ex revisore contabile della Consulta per la laicità delle istituzioni, Paola Gottardi, ha deciso di mettere sulla pubblica piazza la lista con tutti i rimborsi di cui i tre della famiglia Monti hanno beneficiato da parte dell'associazione e che, secondo la diretta interessata, sarebbero all'origine dello scontro che ha portato al suo allontanamento.
Per due volte Gottardi, di cui Monti aveva chiesto la revoca a motivo del patteggiamento di una condanna penale, non è stata fatta parlare davanti all'assemblea dei soci, né il 20 aprile (quando, piuttosto che darle la parola, Monti si è dimesso) né il 14 maggio, giorno dell'elezione del nuovo presidente Marco Chiauzza. Così l'ex revisore contabile ha scritto ai soci: «Non hanno voluto farmi parlare – dice nella lettera – probabilmente perché sapevano dove sarei andata a parare e gli andava bene così». La contabile sostiene che si sarebbe dimessa dopo aver informato l'assemblea delle "spese della famiglia" e che sia Monti sia la moglie, con cui c'era un rapporto di amicizia, «sapevano sin dal 2013 delle mie vicende giudiziarie»: «Considero squallido che abbiamo utilizzato quelle accuse per screditarmi – afferma Gottardi – specie da chi, come Monti, ha patteggiato ai tempi di Tangentopoli quand'era presidente dell'Usl della Val di Susa».
Solo l'anno scorso, secondo la ricostruzione della contabile, i tre della famiglia hanno ricevuto rimborsi spese, o hanno avuto accesso alla cassa dell'associazione, per 69.189 euro su un bilancio complessivo dell'associazione di 86mila euro: 16.700 euro di rimborsi per la moglie, 5.101 euro di extra per la figlia, 2000 euro di corrispettivi e 1.200 euro di ricariche del cellulare per Monti, e 5.022 euro di rimborsi per i viaggi dall'isola greca di Anafi (luogo di residenza della famiglia) a Torino, oltre a 30mila euro di prelievi sui conti dell'associazione. «Importi – accusa Gottardi – la maggior parte dei quali non sono stati assoggettati ad imposta».
Dalla Grecia, dov'è tornato e da dove, più di un anno fa, era stato richiamato per presiedere la Consulta, l'ormai ex presidente Monti dice di non aver nulla da dire: «È solo letame». Di fronte alle accuse l'attuale numero uno, il professor Chiauzza, precisa che «i rimborsi sono sempre stati autorizzati dai soci, proprio per permettere a Monti di occuparsi dell'associazione anche dalla sua nuova residenza senza doverci rimettere di tasca sua. Per il resto i legami famigliari di Monti non sono mai stati un mistero». E aggiunge: «La stessa Gottardi ha certificato quel bilancio su cui adesso muove le sue critiche».
Alcune associazioni hanno già deciso di uscire dalla Consulta: la «Adelaide Aglietta", lo Uaar, Juvenilia. Ma dietro le accuse, in particolare dal consigliere comunale radicale Silvio Viale («Dovrebbe occuparsi più di politica e meno di convegni»), secondo Chiauzza si nasconderebbe una volontà precisa: «Viale – dice – vuole fare terra bruciata usando un pretesto per distruggere la Consulta e ricrearla a sua immagine e somiglianza per tornaconto politico in vista delle elezioni del prossimo anno».
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