
Un giornale con questa testata deve per prima cosa riconoscere il fatto: i tre volontari di Emergency sono stati scagionati e liberati. E’ un rapido lieto fine che ci solleva da un immenso peso. Fa apparire ancora più assurde le circostanze che hanno portato all’improvviso e drammatico arresto dei volontari italiani con le modalità con cui certi film di denuncia raccontano, anni dopo, un delitto di Stato: una trappola preparata in modo grossolano che però poteva funzionare: liberarsi dalla presenza di Emergency facendo passare per terroristi tre persone che hanno sempre lavorato da volontari a salvare vite in zone di massacro continuo. Credo dunque che la sequenza che ha mobilitato la parte migliore dell’Italia (certo molto più grande di quella indicata dalle varie tabelle elettorali) possa essere riassunta così. Per prima cosa è doveroso dire subito che qualcuno ha lavorato bene. Il che vuol dire che c’è stata una buona strategia, le mosse giuste e un impegno fermo. Personalmente lo dico volentieri perché, come membro della Commissione Esteri della Camera dei deputati, sono stato tra i più aspri nel notare un comportamento lento e ambiguo del governo, con alcuni lampi (le infelici sortite del ministro della Difesa La Russa) di sentimenti irritati e negativi contro gli arrestati di Emergency.
Quella reazione aspra, mia e di altri deputati del Pd o eletti nel Pd (Emma Bonino, Tempestini, Barbi, Corsini) non era una questione partitica. Nel momento della scomparsa dei tre di Emergency, sentir dire dalla voce del ministro degli Esteri italiano "speriamo che le accuse non siano vere" appariva come un segnale allarmante.
Un altro segnale allarmante è stata la partecipazione di militari Nato nel raid contro Emergency, NEL teatrale sequestro di armi, nel brutale e immotivato arresto degli unici tre dirigenti dell’ospedale con l’evidente intento di provocare la chiusura immediata.
I militari erano inglesi, fatti passare per specialisti di esplosivi. Non può essere vero. Se c’è una cosa di cui moltissimi - certo polizia e servizi segreti di quell’area del inondo - sono per forza esperti, è l’esplosivo.
Inoltre i filmati mostrano soldati gravati di dotazioni pesanti, non di strumenti di specialisti, ma da combattimento. Questo vuol dire che la Nato era parte dell’operazione? La Nato comprende l’Italia.
E’ evidente che niente è chiaro e niente è spiegato in questa vicenda. Oggi, mentre non sappiamo
niente, dobbiamo tornare al punto uno. Ripeto: qualcuno, dall’Italia, all’inizio ha lavorato tardi e compiuto qualche gaffe rischiosa.
Alla fine ha lavorato bene. Certo Frattini. Certo il sottosegretario Letta, che ha la delega per i servizi segreti. Probabilmente la lettera di Berlusconi a Karzai conteneva gli argomenti giusti. Matteo Dell’Aira, Marco Garatti, Matteo Pagani sono liberi. La riflessione comincia da questo
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