
La povera Marcegaglia, che ora non ha più responsabilità ufficiali, è venuta fuori con quello che c'ha in panza e sulla riforma del mercato del lavoro ha assunto una posizione, poveretta, che poteva essere forse leghista. Dicendo: «Va tutto male», «Bisogna fare...», etc. Quando proprio lei è stata incapace per anni, per esempio, di dire semplicemente che era possibile migliorare l'articolo 18. Una cosa sulla quale i Radicali riuscirono a raccogliere 700mila firme, e invece niente. Ancora oggi d'altronde il giornale della Confindustria non tiene presente che l'impresa italiana non è solo, come loro ritengono, qualitativamente «micro», ma è «micro» per la politica corporativa che già Gaetano Salvemini giudicava come un pericolo, parlando del connubio tra aristocrazia operaia e grande industria. Oggi la Marcegaglia ha avuto un riflesso negativo, irresponsabile, perché quando ha cessato di avere l'aiuto della responsabilità formale, è venuta fuori sostanzialmente la povertà della sua presidenza che non ha mutato nulla, e ha continuato a ignorare il connotato fondamentale della Confindustria: lei vive grazie alla presenza del parastato dentro la Confindustria.
Dalla conversazione settimanale su Radio Radicale
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