
Sviluppo uguale chiarezza. Il decreto legge approvato giovedì scorso fa un passo avanti nella direzione della leggibilità, anche per i non addetti ai lavori, dei testi normativi. Per esempio, ogni articolo è preceduto dalla spiegazione degli obiettivi che si vogliono perseguire. Certo, ci sono voluti tredici anni. Perché è nel gennaio 1998 che ha debuttato alla Camera il comitato per la legislazione, con l'obiettivo di fare le pulci alle disposizioni scritte per soli adepti. Ma il cattivo vizio di costruire le norme come scatole cinesi, con commi che rinviano ad altri commi, ha sorvolato indifferente le flebili raccomandazioni che il comitato in tutti questi anni ha fatto. Nel 2009 ci si è accorti che le leggi erano ancora linguaggio per iniziati e con una norma ad hoc (articolo 3 della legge 69) il legislatore ha richiamato se stesso a essere più chiaro. Dopo due anni, quell'intendimento è stato tradotto in pratica. Perché nello scrivere il Dl sviluppo, di sicuro il problema è stato posto e affrontato. I fini giuristi ora disquisiranno sull'effetto e sull'interpretazione da dare a norme che si presentano come un innocuo racconto, mentre in realtà conservano il loro valore precettivo. Ma niente potrà sminuire la nostra soddisfazione di leggere una norma e finalmente capirla senza alcuna ricerca d'archivio.
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