
Non sono solo i tagli lineari-cioè, uguali per tutti- a sollevare questioni di equità. Anche gli aumenti lineari hanno lo stesso difetto. Un caso da manuale è proprio quello della rivalutazione delle rendite catastali.
L'esperienza del 1996 lo dimostra bene: l'aggiornamento - allora fu il 5% - portò un po' di soldi in più nelle casse pubbliche, ma lasciò perfettamente inalterati i problemi che già allora venavano il quadro dei valori fiscali del mattone. E il passare del tempo non ha fatto che peggiorare le cose.
Un'alternativa, in realtà, esisterebbe. Ed è l'adeguamento puntuale dei valori catastali non più in linea con la situazione reale degli edifici. Un lavoro di questo tipo lascerebbe in, pace (o quasi) i contribuenti che abitano immobili caratterizzati da valori fiscali meno aleatori, concentrandosi sulle reali ingiustizie. Ma c'è un intoppo: arrivare al traguardo per questa via richiede anni e la collaborazione dei sindaci, che finora si sono mostrati a dir poco freddini sul tema.
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