
10/09/10
Il Fatto Quotidiano
La migliore risposta alla grottesca crociata del Giornale contro i "comunisti del Mulino" (qualcuno spieghi a Vittorio Feltri che il gruppo bolognese è nato coi soldi degli industriali e degli americani, proprio in funzione anticomunista...) è il libro postumo di Edmondo Berselli, che del Mulino ha diretto per anni la rivista. Con L'economia giusta, questo il titolo del saggio in uscita da Einaudi, Eddy tenta in qualche modo di risarcire amici, lettori ed estimatori per averli privati troppo presto della sua intelligenza. È una stroncatura feroce del neoliberismo, che potrebbe apparire scontata dopo il tonfo planetario che ha posto bruscamente fine all'orgia dei titoli tossici e delle stock option milionarie, se non fosse che sfocia in un'adesione quasi senza riserve (e senza quell'ironia berselliana cui eravamo abituati) alla dottrina sociale della Chiesa.
Le ricette economiche dei Papi, dalla Rerum Novarum alla Populorum progressio fino alla Caritas in veritate di Benedetto XVI, secondo Berselli, rappresentano la via maestra per ridare un volto umano al capitalismo. La cosiddetta "economia sociale di mercato", quel "modello renano" più volte evocato in passato anche da Romano Prodi come alternativa al free market di stampo nordamericano, trova nelle radici cristiane e cattoliche dell'Europa la sua ispirazione più autentica. Con questo libro (ultimato solo due mesi prima di andarsene) il laico Berselli sembra insomma riavvicinarsi a quella corrente cristiana "dossettiana" del Mulino che troppo superficialmente noi liberali abbiamo bollato come "catto-comunista". Si potrà obiettare che la Chiesa di oggi non razzola affatto bene. Lo scandalo Ior, i preti pedofili, le imprese di don Bancomat, le case di Propaganda Fide svendute all'ex ministro Pietro Lunardi, la vergogna dell'otto per mille, i privilegi finanziari e fiscali concessi dal concordato: come si fa a predicare la giustizia sociale e a scomunicare i capitalisti sfruttatori, quando si hanno tutti questi scheletri nell'armadio?
Dio, sinistra e liberismo
Ma anche i laici dovrebbero riflettere - e il libro di Berselli può essere un buon punto di partenza - sulle implicazioni di un soggettivismo anarchico spinto oltre ogni limite. Se è vero che "Dio è laico" (per riprendere il titolo del dibattito in programma domani alla festa del Fatto a Pietrasanta), è altrettanto vero che un laico non può atteggiarsi a Dio, elevando l'onnipotenza dell'individuo quasi al rango di verità teologica. Per troppo tempo, laici e sinistre hanno sposato acriticamente tutte le rivendicazioni, hanno cavalcato tutti i diritti in campo sociale, sessuale e riproduttivo senza valutarne appieno le conseguenze. In realtà, la storia di questi anni ci ha insegnato che, a dispetto di neocon e teocon, liberismo etico e bioetico e liberismo economico sono due facce della stessa meda- glia, e marciano di pari passo. Non a caso il profeta delle lotte di liberazione degli anni Settanta, Marco Pannella, ha creduto o finto di credere per un periodo fin troppo lungo nel "partito liberale di massa" di Silvio Berlusconi.
Per una sorta di "eterogenesi dei fini" (effe minuscola!) quelle lotte che agli occhi di tanti di noi parevano preludere a una società più giusta, all'utopia libertaria e anticlericale dei fratelli Rosselli e di Ernesto Rossi, si sono impantanate nell'acquitrino della seconda repubblica. Forse eravamo berlusconiani senza saperlo, prima ancora che il Cavaliere scendesse in campo. La sinistra dei diritti ha spianato la strada alla destra delle libertà. Un esempio. Siamo lieti di apprendere da Repubblica che la figlia quindicenne di una signora di settantun anni sta affrontando senza drammi il transito dell'adolescenza. Ma con tutto il rispetto per chi fa queste scelte, e senza giustificare in nessun modo gli obbrobri della legge sulla fecondazione assistita (al referendum del 2005 ho votato quattro sì, e lo rifarei), la libertà di diventare madre oltre l'età biologica, odi farsi inseminare da un donatore sconosciuto, è parente nemmeno troppo alla lontana dell a libertà di comprarsi il Suo di farsi condonare il terrazzino abusivo o di non pagare le tasse.
Neoliberisti ed evasori della Lega o del Pdl, probabilmente, vanno ad acquistare ovuli a Barcellona come se non più degli atei di sinistra, salvo poi baciare l'anello ai monsignori, sfilare contro le unioni di fatto e i matrimoni gay e andare a messa la domenica per fare dispetto agli immigrati musulmani.
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