
Solo ieri, ne abbiamo contate undici: cinque su Berlusconi e sei su Fini. Le anticipazioni del libro di Vespa (Donne di cuori) continuano ad abbattersi sulle redazioni dei giornali al ritmo della grandine, dettando l´agenda politica della giornata con lo scoppiettìo di scoop a orologeria. Rutelli che se ne va dal Pd. Berlusconi che lancia avvertimenti a destra e a manca. Bersani che non vuole il presidenzialismo. Veltroni che sconsiglia il ritorno al socialismo. Fini che non vuol essere il vassallo di nessuno. In questo 2009, anno XV E. B., non ci sono più gli araldi di cui si servivano i sovrani medievali per diffondere i loro editti tra la plebe. Così tutta la gran mole di lavoro che nei secoli è stata svolta queste insostituibili figure, ricade oggi sulle spalle di un solo uomo: l´infaticabile Vespa, per l´appunto.
Certo, l´invenzione della stampa e l´avvento della televisione gli risparmiano la fatica di percorrere le polverose mulattiere del Belpaese con un cavalcatore al suo fianco per declamare a gran voce il verbo del Presidente. Ma è un lavoraccio lo stesso. Ogni mattina riecheggiano nelle redazioni gli editti berlusconiani che Vespa si incarica di diffondere nel Paese, sotto il nome di "anticipazioni". Anticipazioni in dosi variabili. Alcune in pillole, altre col contagocce, ma tutte somministrate più volte al giorno: prima, durante e dopo i pasti.
Ieri siamo arrivati all´anticipazione numero 27, e ce ne saranno forse altrettante, da qui alla data fatidica dell´uscita del volume, alla quale per fortuna mancano solo due giorni. Nulla di simile è mai accaduto, nella storia dell´editoria: i più arditi si erano spinti ad anticipare contemporaneamente uno o due capitoli, ma nessuno aveva mai avuto l´idea - fino ad oggi - di anticipare un libro frase per frase.
La pensata, bisogna riconoscerla, susciterebbe probabilmente l´invidia degli araldi del Trecento, coperti dall´inviolabilità ma esposti agli scherni e ai fischi del malmostoso volgo. Di sicuro gli varrà la riconoscenza del Presidente, che grazie a questi scoop saltati in padella, passati all´affettatrice e serviti su un piatto d´argento ai giornali fa arrivare agli italiani preziose gocce del suo pensiero su questo e su quello - dai giudici al Milan, dal lodo Mondadori alla Corte costituzionale - senza dover mai affrontare il fastidio di un contraddittorio con qualcuno che gli faccia non diciamo dieci ma una sola domanda di troppo.
E siamo solo al primo tempo. Poi, esattamente come gli araldi che godevano dell´immunità e avevano il diritto di circolare liberamente ovunque si recassero, messer Bruno comincerà il suo instancabile peregrinare per il regno dell´etere, errando eroicamente da uno studio all´altro, sfidando le avversità del tempo e ignorando il codice cavalleresco del conduttore televisivo.
Al portone del castello di Saxa Rubra, infatti, egli si presenterà come l´araldo di se stesso, mostrando il blasone di principe di Porta Porta, le insegne di scrittore di Segrate, il lasciapassare di messaggero di Arcore e lo stendardo di conquistatore delle librerie. Aspettando che sugli scaffali arrivino le pile della sua creatura editoriale, dentro le quali si schiuderanno magari all´ultimo momento le uova segretamente e miracolosamente depositate dal suo vero protagonista.
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