
C'è da augurarsi che il negoziato del governo con i sindacati e con i partiti in vista dei provvedimenti di liberalizzazione, sviluppo della concorrenza e apertura del mercato del lavoro, non si impantani in discussioni senza fine o non partorisca, quale esito di estenuanti trattative, magari più celeri che non in passato, un modesto topolino. L'ispirazione di Einaudi e Sturzo da un lato e di Di Vittorio dall'altro potrebbero costituire dei punti di riferimento per coniugare maggiore libertà con attenzione al lavoro e alla questione sociale. Ogni giorno che passa senza intervenire efficacemente su questi settori così nevralgici può essere deleterio se si vuole frenare la recessione e rilanciare l'economia, Germania ed Francia permettendo.
Concordo con il giornalista Rizzo e con quanti ripropongono con forza l'urgenza di assoluta trasparenza da parte di ministri, viceministri e sottosegretari circa i loro redditi, patrimoni e interessi economici, per dissipare, senza indugio, ombre, sospetti o dubbi e per mandare un segnale chiaro ai cittadini che può contribuire a ricostruire credibilità alle Istituzioni, a partire dal governo e senza attendere ulteriori settimane, un po' "manlinconicamente..." e con qualche ulteriore ragione di delusione ed amarezza. Va pure sostenuta la proposta dei Radicali di un'anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati. Parte di una più complessiva ed articolata normativa anti-corruzione. Nel frattempo, tornati alcuni esponenti politici che si riempiono la bocca di appelli moralistici dalle Maldive, i partiti facciano le loro proposte costruttive e, soprattutto, si apra al loro interno un dibattito a tutti i livelli volto a ridefinire i loro profili ideali, la loro organizzazione ed i loro programmi. Credo sia arrivato anche per loro il momento di una revisione radicale, pena la loro scomparsa o, quantomeno, la perdita totale di consenso e fiducia. Che il 2012 ci regali la chiusura dei partiti personali. Non per decreto, ma per una sorta di autoconsapevolezza degli interessati sull'inutilità di soggetti politici legati sostanzialmente ad una unica figura di riferimento. E che, invece, non chiudano affatto i piccoli giornali liberi ed indipendenti.
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