
Aveva chiesto al Tribunale dei minori un permesso per restare in Italia a seguire i suoi due figli che qui studiano. Lui albanese, dunque extracomunitario, e irregolare. Ma sua moglie aveva il permesso di soggiorno. Di più: era in attesa di ottenere la cittadinanza italiana. Non per naturalizzazione. per avere cioè trascorso regolarmente dieci anni in Italia. Ma per essere stata adottata da un signore di Busto Arsizio. La Corte di Cassazione. ribaltando l'impostazione di una sentenza precedente, che risale al 2009, ha invece detto di no. Debbono lasciare l'Italia i genitori stranieri privi di permesso di soggiorno, e non conta nulla che i figli frequentino le nostre scuole. Sull'istruzione obbligatoria deve prevalere la «tutela delle frontiere».
Il padre dei due ragazzi albanesi (ragazzi perché saranno sicuramente cresciuti, dal momento della richiesta inoltrata al Tribunale dei minori, in base all'articolo 31 del testo unico sull'immigrazione, sino al verdetto della Corte di Cassazione) aveva sostenuto che senza di lui i figli sarebbero andati incontro a «un vero e proprio depauperamento sentimentale».
La Suprema Corte, con la sentenza numero 5.886. ha invece deciso che l'istruzione «non è una circostanza eccezionale» ma «un'esigenza ordinaria» e pertanto non si ha diritto ad ottenere un permesso temporaneo. I gravi motivi previsti dall'articolo 31 del Testo unico sull'immigrazione richiedono secondo i giudici «una situazione d'emergenza», mentre la frequenza di una scuola sottintende una «tendenziale stabilità» e una «essenziale normalità».
Con la sentenza dei 3009, al contrario, la Cassazione aveva sostenuto che il permesso per restare con i figli poteva essere concesso anche per ragioni sostanzialmente fisiologiche, collegate allo sviluppo psico-fisico del minore. La decisione, comunicata ieri, ha scatenato un'ondata di reazioni.
Critico Navy Pillay dell'Onu. Molto preoccupato Roberto Salvan, direttore dell'Unìcef, sezione italiana, secondo il quale deve essere ora il governo a intervenire, mettendo ordine su una materia che provoca sentenze contrastanti. Costernazione da parte di Jean Leonard Touadi e Guido Melis (Pd) per i quali la Cassazione ha fatto «prevalere le ragioni del respingimento, condannando anche i figli con i padri».
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