
Non si governa contro la Chiesa, dicevano i vecchi politici col ciglio alzato. Fossero confermati i dati disponibili al momento delta chiusura di questa edizione di Libero, il motto esce rafforzato. Il messaggio dei vescovi, raramente così esplicito come nelle settimane precedenti, ha sortito l’effetto sperato. Il voto di piemontesi e laziali è stato, per ripetere le parole del presidente della Cei Angelo Bagnasco, «contro l’aborto e per lavita». In sostanza, contro Mercedes Bresso ed Emma Bonino, candidate di fatto osteggiate dai vescovi e dalla lucida e composta linea che Marco Tarquinio ha dato in questi mesi ad Avvenire.
Per la Chiesa, dovesse essere tolto il condizionale che il testa a testa impone nella notte (ma i dubbi paiono minimi), è un successo
completo, ancora maggiore se messo in fila con l’ultimo, clamoroso trionfo miniano del referendum 2005 e con la presenza di un governo rafforzato dal voto regionale e tutto sommato in sintonia con le preoccupazioni della Chiesa. La quale può anzi vantare più voce in capitolo nelle settimane che prevedono il dibattito precedente il passaggio alla Camera della legge sul testamento biologico.
E’ un ragionamento che, fatte le debite proporzioni, vale anche per i due candidati eletti con il sostegno delle gerarchie. Cota, cattolico, ha impostato la campagna elettorale puntando su un bacino di voti e di valori contendibile alla sinistra, dove le istanze radicali della presidente uscente mal si conciliavano con l’abbraccio datole da Casini e punito dagli elettori centristi. La sintonia tra l’ormai ex capogruppo
alla Camera della Lega e il cardinal Bertone (è stato lui a far incontrare il segretario di Stato e Umberto Bossi) può essere il viatico non tanto e non solo per un’intesa programmatica vicina alle istanze dei credenti, ma soprattutto l’asse di un rapporto con una forza, quella del Carroccio, ormai distante anni luce dall’immagine paganeggìante e dall’ antico anticlericalismo di certe sortite del Senatur. Su immigrazione (salvo alcuni eccessi più di forma che di sostanza), tutela delle tradizioni e delle identità, affidabilità nell’amministrazione, la Lega può svoltare a forza di governo con agganci nella Chiesa, molto più di quanto la superata immagine di anti-Roma potrebbe far pensare.
La Polverini con la conquista del Lazio rafforza una filiera che ha in Gianni Alemanno un punto di garanzia per i prelati e perla maggioranza dei cattolici. L’ex sindacalista prende il posto di Piero Marrazzo sapendo che un sentimento di debito nei confronti della chiesa è più che giustificato: il che potrebbe moderare alcune delle fughe cosiddette "laiciste" che hanno contraddistinto l’area finiana da cui pure proviene. Certo la Chiesa ha contribuito in maniera piena alla sua elezione, temendo sial’effetto simbolico della presa di Roma sia i possibili effetti di una gestione Bonino. Di questo, la governatrice dovrà tenere conto.
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