
La crescita dei partiti populisti in Francia è vista con grandissima preoccupazione in molte capitali europee. Per l'Unione è un nuovo segnale della necessità di trovare una politica economica, che risponda al tempo stesso alle esigenze politiche di un rilancio dell'economia ma anche alle pressioni dei mercati a favore di un risanamento dei conti pubblici. Mai come oggi l'Europa è chiamata a mettere a punto un compromesso che sia credibile ed efficace.
Angosciato dall'incertezza economica, il 30% dei francesi che hanno votato ieri per il primo turno delle presidenziali ha optato per un partito radicale e populista, il Fronte nazionale a destra o il Parti de gauche a sinistra. Il messaggio è preoccupante, tanto più che la tornata elettorale di ieri è solo la prima di una serie. Si tornerà a votare in Francia il 6 maggio per il secondo turno delle elezioni presidenziali, e poi succesivamente in giugno per il rinnovo del Parlamento.
All'inizio di maggio toccherà alla Grecia, dove gli ultimi sondaggi mostrano un indebolimento dei due principali partiti, Nuova Democrazia e Pasok, a favore dell'estrema sinistra o dell'estrema destra. Poi a recarsi alle urne sarà il Nord Reno Westfalia, il più popoloso Land tedesco. In questo caso, non ci sono rischi estremisti, ma una sconfitta del partito liberale indebolirebbe la coalizione democristiana-liberale del Governo Merkel a un anno dalle legislative del 2013.
La partita più importante è quella francese. Quali saranno le esigenze di chi vincerà? «Il candidato socialista François Hollande vuole riequilibrare il fiscal compact, introducendo un capitolo dedicato alla crescita - spiega un esponente comunitario - stando alle nostre informazioni non ha intenzione di stravolgere il contenuto. Dopo tutto in queste settimane non ha rinnegato l'austerità. Si è limitato a chiedere maggiore attenzione al rilancio economico».
Eppure, la partita francese non terminerà il 6 maggio. Importanti saranno anche le elezioni legislative fissate per il 10 e il 17 giugno. Notava ieri sera Pascale Joannin, analista della Fondation Robert Schuman di Parigi, che il Fronte nazionale di Marine Le Pen che domenica ha ottenuto oltre 6,3 milioni di voti, «potrebbe raccogliere in molte circoscrizioni risultati tali da consentirgli di rimanere in sella al secondo turno».
I risultati che otterranno il Fronte nazionale e il Parti de gauche nel rinnovo dell'Assemblea nazionale saranno quindi cruciali per capire il margine di manovra del nuovo Governo francese, e la possibilità di trovare un equilibrio tra crescita e austerità, tra gli interessi della politica e le pressioni dei mercati.
A Parigi - come a Bruxelles e altrove - la sfida è trovare un compromesso che smorzi la minaccia dei partiti estremisti senza mettere a repentaglio la stabilità dei mercati finanziari.
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