
Nulla da fare. Anche questa volta Michele Giovine, il consigliere dei Pensionati condannato a due anni e otto mesi per firme false, non decade e resta “sospeso”. Ancora salvato dalla maggioranza che si arrocca sulla sentenza del Tar con il diktat “dell’improrogabile e urgente” o, come invece sostiene la pasionaria dei Fratelli d’Italia Augusta Montaruli che cita, unico esempio simile, il caso del consigliere Angelo Iorio in Molise. La giunta per le elezioni ha deciso, con 9 voti favorevoli e 7 contrari, di rinviare la conclusione della procedura dopo il pronunciamento del Consiglio di Stato. Vota a favore tutto il centrodestra, contrari Pd, Udc, Sel e Fds. Solo 17 i presenti su 31 componenti. Cinque i consiglieri della minoranza assenti. In serata infatti Michele Giovine si fa beffe dell’opposizione e infierisce: «Non c’erano Bresso, Dell’Utri, Stara, Cursio e Bono. Se ce ne fossero stati anche solo tre avrebbero vinto». Poi aggiunge di vivere la situazione «con serafico distacco: sia chiaro che il mio status di consigliere sospeso non costa un solo euro che sia uno ai piemontesi».
La seduta era già stata rimandata martedì dopo lo show del capogruppo dei Fratelli d’Italia Franco Maria Botta, un segnale inequivocabile che la decadenza di Giovine non si doveva fare. E quel giorno il capogruppo Pd Aldo Reschigna aveva lanciato alla maggioranza l’accusa di essere «sotto ricatto». La giunta per le elezioni presieduta da Andrea Buquicchio dell’Idv (che si è astenuto) ha respinto la richiesta dell’opposizione e deciso di posticipare il provvedimento dopo la sentenza. Anche Sara Franchino, che ha sostituito Giovine a Palazzo Lascaris ieri mattina ha partecipato al voto.
Il Pd parla di un «colpo di mano » e giudica la scelta «grave sul piano del diritto, perché non esistono dubbi sul fatto che la sentenza è passata in giudicato e che quindi non vadano applicate le disposizioni della legge Severino che impone la decadenza del consigliere condannato, ma grave anche sul piano politico perché anche in questa occasione non si è avuta la sensibilità di compiere un atto di giustizia». Che vergogna, intervengono i radicali: «La prossima sentenza del Consiglio di Stato non ha nulla a che vedere con il profilo penale della vicenda e la presenza di Franchino è assurda». Cota e compagni sono ormai disposti a tutto, incalzano i radicali. Che ricordano poi di aver chiesto alla Corte dei Conti «di pronunciarsi sui due milioni, che la Lista 'Pensionati per Cota' ha incassato dal 2010 ad oggi».
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