
12/10/10
Il Mattino
L'opzione bombe sugli aerei viene accettata da tutto il centrodestra, anche se con qualche riserva di esponenti della Lega, come il governatore del Veneto Zaia bilanciato però dal capogruppo alla Camera, Reguzzoni, favorevole a «dare ai nostri soldati gli strumenti migliori possibili per difendersi ». E a non voler neppure sentir parlare di ritiro dall'Afghanistan è il presidente dei deputati pdl Cicchitto. Quanto alla presenza dei soldati italiani, per la loro tutela l'Italia - secondo Cicchitto - «non può non esaminare l'eventualità di un intervento dell'aviazione e, se servono le bombe, questa scelta va fatta».
Scelta dalla quale prende le distanze Piero Fassino, dopo quella che invece era sembrata un'iniziale apertura del responsabile esteri del Pd. «Non siamo favorevoli – ha detto Fassino – ad armare i caccia, cosa che ci pare una misura non opportuna né utile». Per l'esponente democrat, l'uso delle bombe «non è detto che aumenti la sicurezza del nostro contingente. In più, i bombardamenti espongono la popolazione civile a conseguenze drammatiche».
Il Pd, comunque, «resta naturalmente disponibile a discutere ogni altra misura messa a disposizione dei nostri soldati per essere nella massima sicurezza senza cambiare i caratteri della missione». E a sollecitare le proposte dell'esecutivo è anche Pier Ferdinando Casini: «Se vuole armare gli aerei con le bombe, il governo - dice il leader dell'Udc – deve formulare una sua proposta alle Camere perché questo significherebbe cambiare le modalità di impiego e il senso della nostra missione in Afghanistan. Saremo responsabili come sempre, ma ognuno si assuma le sue responsabilità».
Dubbioso sull'uso delle bombe anche Francesco Rutelli, che vorrebbe lasciare la decisione ai comandi militari. Contraria Emma Bonino, che vede «solo il rischio di aumentare le vittime civili». Mentre disposte alle barricate contro questo tipo di armamenti appaiono tutte le forze minori della sinistra non rappresentata in Parlamento, da Rifondazione al Pdci e dai Verdi alla Sel di Vendola. E decisissima a premere per il «ritirò immediato» è l'Idv, il cui leader Antonio Di Pietro accusa il ministro La Russa di «avere, con la sua proposta sulle bombe, gettato la maschera: il nostro Paese è in guerra, anche se - sottolinea l'ex pm - la nostra Costituzione, al suo articolo 11, ripudia la guerra».
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