
03/12/10
Roma
«Irresponsabili». Così Silvio Berlusconi replica all’annuncio della mozione di sfiducia del Terzo Polo. «È necessario mantenere la stabilità, in questa condizione continuo a lavorare nell’interesse del Paese», ribadisce a margine del vertice Osce di Astana. Al 14 dicembre, il giorno della verità con il voto della Camera sulla sfiducia al governo, mancano ancora dodici giorni, ma i centristi premono sull’acceleratore della crisi. E mentre prende forma la nuova maggioranza alla Camera Fli-Udc-Api-Mpa-Api-Pd-Idv, l’idea fa venire «i brividi», a Paolo Bonaiuti, portavoce di Berlusconi, mentre il coordinatore del Pdl Ignazio La Russa «esclude» che Berlusconi possa dimettersi. «Qualcuno vorrebbe che fosse lui a togliere le castagne dal fuoco - afferma - ma non sarà così». Intanto il Pdl cerca voti. Proprio per questo i tempi e i temi dell’incontro di ieri tra la minipattuglia dei radicali e il ministro-coordinatore del Pdl, Ignazio La Russa, lasciano in molti più dell’ombra di un sospetto sulle vere finalità dei colloqui. Quando mancano 12 giorni alle votazioni sulla sfiducia al governo, e quando, soprattutto, la guerra dei pallottolieri vede maggioranza e opposizione giocare sul filo del voto in più o in meno, i sei parlamentari "indipendenti" della Rosa nel Pugno eletti nelle fila del Pd scoprono di avere un peso politico determinante. E ne fanno tesoro. Non a caso dal Pdl, assicurano che non sono in corso «contrattazioni da casbah», iniziano a cantare le sirene che parlano di «sinergie programmatiche» possibili per il futuro sia sul tema principe delle battaglie radicali (giustizia e carceri) sia su quelli di seconda cerchia come «l’informazione radio-televisiva e le riforme costituzionali». «Con i Radicali non abbiamo parlato della fiducia», scandisce però La Russa al termine dell’incontro con Marco Pannella. «Loro hanno i voti ed è un problema loro orientarsi, tutto può influenzare le scelte. Ma oggi non ne abbiamo parlato». «Dinanzi alla possibilità» che oggi ci fosse «l’inizio di un dialogo importante» oppure «le affannose trattative per mercimoni», spiega quindi lo storico leader radicale, la data del 16 dicembre stabilita per un nuovo incontro, «dimostra che si lavora per il dopo» e «non per cercare di determinare non si sa bene che cosa con la fiducia o la sfiducia». «Ma se c’è un dopo», chiosa qualche parlamentare della maggioranza, «significa che ci sarà ancora un governo dopo il 14 con cui i radicali possono interloquire...».
© 2010 Roma. Tutti i diritti riservati